Dall'altro lato del Corso Vittorio Emanuele, la Piccola Farnesina, che
ospita, ora, il Museo Barracco (piccola, ma preziosa raccolta di originali
greci, egiziani, assiri e babilonesi), disegnata da Antonio da Sangallo il
Giovane per il prelato francese Leroy, che la fregiò col giglio di
Francia, scambiato dal popolo col giglio dei Farnese, donde il suo nome di
Piccola Farnesina, per distinguerla dalla grande Villa dei Farnese alla Lungara.
E in fondo alla Via dei Baulari, signoreggiante grandioso come una vera reggia
del Rinascimento, il Palazzo Farnese. Prima, però, di muovere verso
la splendida reggia, che fu l'ultimo asilo dei Borboni di Napoli, diamo uno
sguardo alla Piazza di Campo dei Fiori, le cui mura rosseggiarono delle fiamme
dei roghi accesi per le vittime dell'inquisizione: oggi una delle piazze più
vivaci e più tumultuose di Roma, soprattutto al mattino, rigurgitante di
popolo, che si agita intorno ai banchi di uno dei più pittoreschi mercati
della città. Ai banchi dei venditori di ortaglie e di commestibili si
aggiungono quelli dei rivenditori di cianfrusaglie, di oggetti antichi e di
libri usati; e il mercato invade anche le piazze vicine e le vie adiacenti, e si
affolla di una clientela eccezionale, che va cercando le rarità tra i
vecchi ninnoli e i banchi colmi di paramenti sacri, di pizzi e di merletti
antichi. È il tradizionale mercato degli Ebrei, che ogni mercoledì
fa accorrere a Campo dei Fiori gli stranieri, gli snobs e le signore eleganti
dei quartieri alti. Nel centro della piazza, il monumento a Giordano Bruno,
nel luogo dove il filosofo nolano fu arso vivo il 17 febbraio del 1600; e in
fondo, non ancora liberato dalle sovrastrutture dei secoli posteriori, il Teatro
di Pompeo, sormontato da un aereo tempio, con l'attigua Curia Pompeia, dove,
agli idi di marzo dell'anno 44 a. C., fu ucciso Giulio Cesare ai piedi della
statua del suo rivale. Preceduto da una vasta piazza, in cui sono due
colossali vasche di granito egiziano provenienti dalle Terme di Caracalla' il
Palazzo Farnese è il più grandioso e il più nobile dei
palazzi romani del Cinquecento. Sorto per volontà del Cardinale
Alessandro Farnese, più tardi assunto al Pontificato col nome di Paolo
III, e costruito, in parte, con materiale proveniente dal Colosseo e dal Teatro
di Marcello, è opera di Antonio da Sangallo il Giovane e di Michelangelo,
al quale sono dovuti principalmente il corni-cione, uno dei più belli che
esistano, il balcone sull'ingresso principale e l'ultimo piano del magnifico
cortile, un tempo adorno di statue colossali. provenienti, anch'esse, dalle
Terme di Caracalla. La loggia della facciata posteriore è dovuta, invece,
a Giacomo della Porta. Il cornicione, ornato di foglie d'acanto e di
fiordalisi, d'evidente ispirazione classica, manifesta in modo indubbio
l'influenza dei più insigni monumenti della romanità su
Michelangelo. Ma anche lo splendido cortile è una derivazione dal
Colosseo; e le finestre, ornate di colonnine sostenenti frontoni triangolari e
ad arco alternati, sono un'imitazione troppo evidente delle edicole del
Pantheon. Il Palazzo doveva essere collegato con la Farnesina, sull'altra sponda
del Tevere, e con le pendici verdeggianti del monte gianicolense. Ma del ponte
grandioso, progettato da Michelangelo, venne eseguito solo l'arco che scavalca
la Via Giulia. Le sale del palazzo sono, ora, spoglie dei quadri della
Collezione Farnese, passati in eredità ai Borboni di Napoli. Intatta è,
invece, la celebre sala delle feste, superbamente decorata, tra la fine del
Cinquecento e i primi del Seicento, dai fratelli Carracci, che profusero i
tesori della loro grazia in celebri affreschi che nascondono la tragedia delle
loro anime, esacerbate dalla sordida avarizia del Cardinale Edoardo Farnese, da
essi scambiata per una prova di scarsa considerazione per la loro arte. Dal 1908
è la sede dell'Ambasciata di Francia presso il Quirinale. Poco discosto
dal Palazzo Farnese. a sinistra, nella piccola, arcigna Piazza Capo di Ferro, il
Palazzo Spada dalla ricchissima facciata e dalla corte sfarzosa, ove hanno sede
il Consiglio di Stato e la Galleria Spada (tipica raccolta cardinalizia di opere
del Seicento), straricco di statue, di busti di bassorilievi e di decorazioni a
stucco, con sale sontuose e un singolare giuoco prospettico del Borromini, che
ispirò al Bernini la scenografia stupenda della Scala Regia in Vaticano.
Nella sala del Trono, oggi adibita a sala delle adunanze del Consiglio di
Stato, la presunta statua di Pompeo, ai cui piedi sarebbe stato ucciso Cesare.
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