Abbiamo consacrata la nostra prima passeggiata romana principalmente alla
Roma pagana. Ora, invece, faremo una rapida corsa attraverso la Roma papale e i
vecchi quartieri del Rinascimento, che ci porteranno fino al centro della
Cristianità. Scopriremo, cosi, un altro aspetto di Roma, non meno
grandioso e non meno interessante, per certi riguardi, anzi, anche più
suggestivo, che ci aiuterà a comprendere meglio l'anima di questa eterna
città. Anche questa volta il nostro punto di partenza sarà Piazza
Venezia. Un'ampia e moderna via, il Corso Vittorio Emanuele, attraversa
tutta la vasta zona, alterandone completamente il carattere originario Non di
meno, essa conserva palazzi e chiese grandiose, e vie e piazze caratteristiche,
che, se non possono più darci un'idea esatta del fasto delle corti di
Giulio II e di Leone X, testimoniano pur sempre del loro grande passato e
costituiscono, ancora oggi, uno dei centri più vivi e più
caratteristici della città. Percorriamo la breve, ma austera Via del
Plebiscito, che porta da Piazza Venezia al Corso Vittorio Emanuele. A sinistra,
il Palazzo Venezia e la Chiesa del Gesù; a destra, il Palazzo Bonaparte,
ove Madama Letizia, la sfortunata madre di Napoleone, visse gli ultimi venti
anni della sua vita meditando sulle vicissitudini della sua famiglia, il Palazzo
Doria, che spiega sul Corso la magnificenza della sua elegante facciata barocca,
il Palazzo Lante Grazioli, illeggiadrito da una graziosa edicola (una delle
tante vaghezze romane, che sono come una caratteristica della città,
soprattutto di Roma barocca) e il Palazzo Altieri, che ricorda i ricevimenti più
sontuosi di Roma negli ultimi anni del dominio pontificio e gli ultimi sprazzi
della vita brillante di Roma papale. Ora, ecco la Chiesa del Gesù,
la chiesa più sfarzosa di Roma e forse di tutta la Cristianità.
Iniziata nel 1568 dal Vignola per commissione del Cardinale Alessandro Farnese e
ultimata da Giacomo della Porta, è la Chiesa madre dei Gesuiti e il
prototipo delle chiese celebranti il trionfo della fede cattolica. Dalla
volta affrescata dal Baciccia, insofferente della schiavitù dello spazio,
dove, intorno al monogramma di Gesù risplendente di luce divina,
volteggia una miriade di angeli e di santi nello sfarzo di una cornice dorata,
sostenuta da altri angeli svolazzanti, ai pilastri di marmo lucente, coronati da
capitelli e da festoni dorati, e agli altari di bronzo incrostati di pietre
preziose, tutto qui sembra fatto apposta per incantare e abbagliare: e più
che in una chiesa sembra d'essere in una splendida sala, parata per una festa
sontuosa. Ma dove essa raggiunge il massimo dello sfarzo è nella cappella
di Sant'Ignazio, sfolgorante d'oro e d'argento, di statue e di bronzi cesellati,
di marmi colorati e di pietre dure, in cui non si sa se domini più la
statua del Santo, rivestita d'argento e tempestata di gemme, o l'immenso gioco
di lapislazzuli (il più grande che si conosca) nell'aereo gruppo della
Trinità, che corona l'altare. Nelle cappelle laterali delI'abside
una antica immagine della Vergine, proveniente dalla piccola Chiesa di Santa
Maria degli Astalli, demolita per far posto alla nuova chiesa, e il celebre
dipinto di Pompeo Batoni, soffuso di luce celeste, rappresentante il Sacro Cuore
di Gesù. Nel contiguo edificio, le camere occupate da Sant'lgnazio e
una raccolta storico artistica di ricordi della Compagnia.
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