PAGINA ECOLOGIA - AMBIENTE




Quanti metri quadrati di verde ci sono nella vostra citta´ per ogni cittadino?

(fonte: Istituto ambiente Italia)
Ferrara:
La Spezia:
Cagliari:
Bologna:
Palermo:
Torino:
Perugia:
Roma:
Milano:
Trento:
Firenze:
Foggia:
Trieste:
Catanzaro:
41
28
24
17,3
16,2
12,8
11,6
9,7
5,7
4
3,3
2,2
1,1
0,1


INDICATORI DI RISCHIO AMBIENTALE

Gli inquinamenti provengono da attività industriali, agricole, urbane e raggiungono i più diversi comparti ambientali, con gradi di tossicità e sinergismo differenziati. Pertanto per valutare il livello raggiunto dal degrado ambientale è necessaria un'approfondita conoscenza a priori dell'ambiente da usare come base per successive rilevazioni periodiche che diano il quadro esatto dei cambiamenti avvenuti.
- Le sostanze chimiche presenti nell'ambiente possono provocare una serie di effetti biologici (tossici) che comprendono varie forme di alterazione, ciascuna delle quali richiede un periodo di tempo diverso prima di manifestarsi.
- Per analizzare la qualità ambientale si ricorre ad indicatori ambientali, cioè a caratteristiche empiricamente osservabili o calcolabili che descrivono un fenomeno e il grado di vulnerabilità prevedibile dell'ambiente.
- Il tipo di indicatore, il suo grado di aggregazione e la sua capacità di rappresentare il fenomeno sono elementi basilari per la credibilità dell'analisi.

- Gli indicatori possono essere di tipo: a) - economico; b) - sociale; c) - chimico-fisica; d) - biologici.

c) - Indicatori chimici - acqua: bod, carbonio, fosforo, solidi, metalli / aria: anidride solforosa, ossidi di azoto, CO2. L'analisi chimica permette di sapere le sostanze che causano l'inquinamento e la loro concentrazione. I limiti stanno nel fatto che: forniscono solo un dato istantaneo, non mettono in evidenza certi inquinamenti (DDT), non danno una valutazione complessiva sull'azione sinergica degli inquinamenti. Da ciò nasce la necessità di integrare l'analisi chimica con l'uso di indicatori biologici.

d) - Indicatori biologici - ecologici: diversità di specie, indici biotici delle acque, analisi vegetazionale. / tossicologici: prova di tossicità, indici biochimici, indicatori di bioaccumulazione, radionuclidi, test di mutagenesi.
- L'uso di indicatori biologici va sempre più diffondendosi e la sua utilizzazione è sempre più prevista nei vari Stati a livelli di norme legislative.
- Gli indicatori biologici sono quegli organismi vegetali o animali la cui presenza o assenza può essere associata all'inquinamento dell'ambiente.
- Essi presentano modificazioni a livello morfologico e strutturale oppure sono specie accumulatrici di particolari inquinamenti.
- Essi consentono di quantificare il livello di alcuni elementi esistenti nell'ambiente, di valutare gli effetti reali e potenziali dell'inquinamento sulle comunità e di ottenere elementi per un giudizio sulla qualità dell'ambiente; in particolare gli organismi viventi costituiscono nel loro insieme i migliori indicatori a tempo pieno dell'ambiente in cui vivono.

Approccio di laboratorio - è un approccio induttivo che parte dallo studio di determinate sostanze (cause del danno) per verificarne gli effetti; è basato sulla sperimentazione in laboratorio su animali e sistemi cellulari in vitro - fornisce informazioni sull'attività tossica e mutagena delle sostanze in esame; in pratica ci dice fino a che punto un composto è pericoloso.

Approccio epidemiologico - è un approccio deduttivo in cui dall'individuazione dell'effetto, cioè del danno, che si risale alla causa; consiste nella stima dell'incidenza di un dato danno e nell'identificazione dei fattori responsabili attraverso uno studio degli effetti tossici di agenti chimici sugli organismi viventi all'interno di ecosistemi; questo approccio è motivato da esigenze di difesa della salute e ha permesso infatti l'individuazione di rischi genetici collegati a determinate attività industriali.

Diversità di specie - Negli ambienti inquinati riescono a vivere soltanto le specie più tolleranti infatti la competizione è minore aumentando così la possibilità di sviluppo di specie di una singola comunità. Gli indici di diversità di specie vengono applicati per confrontare il livello di inquinamento di ambienti diversi e il variare nel tempo del livello di inquinamento dello stesso ambiente.

Indici biotici delle acque correnti - batteri, protozoi, pesci, alghe, invertebrati beutonici (crostacei, molluschi). Le popolazioni beutoniche sono comunemente ritenute particolarmente adatte a rappresentare con buona sensibilità le ariazioni indotte dall'inquinamento in corso d'acqua perchè: non sono soggetti a spostamenti, reagiscono prontamente al variare delle condizioni ambientali; hanno una notevole importanza ecologica costituendo un anello essenziale della catena alimentare.

Indici tossicologici - un saggio tossicologico stabilisce, tramite le risposte comportamentali e fisiologiche di un organismo campione quali sono i risultati in termine di sopravvivenza e di compatibilità con la vita.
- L'intossicazione è stabilita da elementi come la concentrazione, il tempo di reazione e la percentuale di organismi che reagisce ad un determinato tempo di esposizione o ad una data concentrazione.

Radio nucledi e catene alimentari - nelle comunità naturali gli organismi che ottengono cibio con lo stesso numero di passaggi appartengono allo stesso livello trofico. La dinamica dei radionucledi nell'ambiente è regolata dalla fitta serie di rapporti tropici che collegano le varie componenti di un ecosistema, il grado di concentrazione aumenta lungo gli anelli della catena alimentare. - Sostanze come il cesio vengono assorbite dalle piante tramite il suolo, lo stranzio invece si deposita direttamente sulle piante.
N.B. per prevedere il destino di una sostanza immessa nell'ambiente si dovrebbe seguire la seguente procedura:
1) - informazioni preliminari;
2) - saggi esplorativi;
3) - procedure di conferma;
4) - verifiche definitive.


MODELLO NORMATIVO E AMMINISTRATIVO DELL'AMBIENTE

- Legge antismog n° 615 anno 1966 regola le emmissioni nell'atmosfera
- Legge sulle acque L.152/99 raccoglie la normativa sugli scarichi (legge Merli) quelle sulle acque di falda e le norme di tutela dell'ittiofauna.
- Decreto Legislativo 5/2/97, n. 22 (Decreto Ronchi) per la regolamentazione dei rifiuti.
- Legge di divisione incarichi n° 833 anno 1978 istituzione delle USL con compiti di prevenzione, salvaguardia e tutela sui lavoratori e sull'ambiente nonchè di acculturazione. Alle Regioni spetta il compito di emanare provvedimenti in materia di tutela dell'ambiente ( formulazione di progetti, obbiettivi). Allo Stato competono funzioni di indirizzo, promozione, consulenze e formulazione di standards.
- Decreto Presidenziale n° 616 anno 1977 trasferimento delle funzioni amministrative e della tutela dell'ambiente dallo Stato alle Regioni.
- Legge tutela dell'ambiente Galasso bis n° 431 anno 1985 vincoli paesaggistici per coste e fiumi, zone archeologiche, monti, vulcani, parchi, foreste, laghi ecc.
- Legge n° 349 anno 1986 istituzione del Ministero Ambientale.


IL RISCHIO - definizione, analisi, valutazioni

L'accelerazione del ciclo scoperta- diffusione e l'invasione delle innovazioni tecnologiche sono una caratteristica strutturale della nostra epoca. Sono dunque le stesse dimensioni temporali e spaziali dei nuovi sistemi produttivi che determinano l'urgenza e l'importanza di garantirne il controllo. La possibilità di questo risiede nella conoscenza dei rischi associati all'innovazione e nella capacità di prevederne l'impatto sull'uomo e l'ambiente; la previsione assume un aspetto delicato in quanto si tratta di costruire scenari relativi ad innovazioni e quindi prive di storia certa. La valutazione del rischio assume valori che si distaccano dall'oggettivazione e dalla quantificazione per accamparsi in calcoli della probabilità, delle previsioni possibili ma prive di certezze.
- L'aspetto che preferibilmente viene preso in considerazione è quello dei rischi per la salute delle popolazioni esposte (rischi pubblici) e degli addetti ai lavori (rischi occupazionali) ma vi sono anche riferimenti al contesto ambientale.
- L'obbiettivo è quello della previsione dei danni di tipo sanitario (patrimonio della società).


DEFINIZIONE DEL RISCHIO

La scienza del rischio è nella sua infanzia e diversi suoi aspetti possono essere presi in considerazione:
1) La probabilità di superare uno specifico numero di fatalità per anno;
2) Fatalità totali attese per anno;
3) Probabilità che un individuo di un gruppo esposto ha di subire fatalità per anno;
4) Probabilità di un individuo esposto di subire fatalità per anno.
- Il rischio viene definito come il prodotto delle probabilità di un evento per entità delle conseguenze e può essere rapportato ad un dato periodo.
FORMULA
- Come misura del rischio si adotta la probabilità statistica di fatalità per ora di esposizione dell'individuo all'attività considerata
FORMULA


EVENTO

L'evento pericoloso può essere :
a) intensivo piccolo per estensione, intenso nell'impatto, di breve durata, improvviso, di scarse predicibilità;
b) pervasivo diffuso per estensione dell'impatto, di lunga durata, di inizio graduale e di più accurata predicibilità;
- Nel caso del campo d'azione dell'uomo, l'evento può essere:
a) accidentale inatteso, previsto ma non voluto;
b) incidentale evento non voluto e non previsto;
c) intenzionale previsto e voluto.


CONSEGUENZE

- Danno come conseguenza dell'evento pericoloso, il danno può essere legato all'uomo ed all'ambiente e a varie sfere dell'interazione uomo- ambiente; per ridurre il rischio del danno si può intervenire sui due fattori: riducendo la probabilità dell'evento e la gravità delle conseguenze.
- Un impianto per esempio deve essere costruito nel modo migliore possibile perchè non comporti rischi nel normale funzionamento ed inoltre deve essere collocato in un luogo in cui, in caso avvenisse, la popolazione esposta al rischio sarebbe minima.


SCELTE OPERATIVE

Può essere considerata la possibilità di rinuncia ad un determinato rischio se ciò non comporta squilibri nella produzione, nel caso invece di rischi associati ad aspetti più necessari e vincolati del sistema produttivo, la valutazione di rinuncia va soppesata con quella dei rischi associati ad altri tipi di produzione.


PROCEDURA DI ANALISI DEI RISCHI

La procedura di analisi e valutazione dei rischi si articola in varie tappe:
- identificazione
- stima del rischio
- valutazione del rischio
- risk menagement


IDENTIFICAZIONE

comporta l'accumulo di conoscenze scientifiche (studi mirati o esperienze storiche) che possono fornire informazioni su un dato pericolo ed ha come obbiettivo la riduzione delle incertezze descrittive. Metodi usati:
a) monito raggio: processo ricorrente di informazioni su salute ed ambiente e la loro registrazione sistematica, rispetto ad eventi e conseguenze;
b) screening: processo di identificazione dei pericoli standardizzati mirati a classificare prodotti, processi, fenomeni rispetto al loro pericolo potenziale.


STIMA DEL RISCHIO

- Comprende l'analisi della proprietà dell'evento e della consistenza delle conseguenze ad esse associate. - Si fa uso di calcoli statistici, sulla base di dati a disposizione e adozione di modelli matematici, cercando di estrapolare da situazioni note a situazioni possibili, la quantificazione di un determinato evento. - Il problema centrale è quello di ridurre le incertezze di misura. - Per calcolare le probabilità di un evento si ricorre ai dati storici e qualora questi non fossero reperibili, all'albero degli eventi (scomposizione dell'azione umana in singole unità elementari).


VALUTAZIONE DEL RISCHIO

Le tappe precedenti hanno fornito una misura del rischio, questa misura viene valutata, in questa fase, in rapporto ad altri rischi in base a benefici associati al rischio e rispetto ai costi associati alla prevenzione ed alla riduzione del rischio. Tutti questi elementi dovrebbero portare ad un livello di rischio accettabile e compatibile con l'ambiente. Se ad un impianto si associa un numero di infortuni mortali, il costo sociale di questi verrà confrontato con il beneficio derivante dal funzionamento dell'impianto e con il costo di prevenzione dei danni, da qui verrà scelta la strada da percorrere. Non sempre però i rischi ed i benefici sono distribuiti in maniera omogenea. - La scienza del rischio a causa di incertezze decisionali nella valutazione dei rischi si appoggia a discipline come la psicologia, la sociologia, l'antropologia. - In analisi finale si può dire che l'elemento meglio compreso è la stima dei rischi, il più studiato è la valutazione, il meno studiato e compreso è l'identificazione. - Un esempio delle incertezze consiste nei valori limite di esposizione agli inquinamenti atmosferici in ambienti di lavoro come misura del contenimento del rischio diversi da Stato a Stato e non considerati, che la popolazione esposta è distribuita, per quanto riguarda le variabili biologiche, secondo una curva gaussiana dove un certo numero di soggetti si ammalerà di più o di meno.


RISK MENAGEMENT

gestione del rischio rappresenta la fase attutiva di una innovazione a cui si associa una strategia di prevenzione e contenimento dei rischi.


CONCLUSIONI

Una ingiustificata fiducia della bontà del progresso ha fatto si che all'innovazione tecnologica non si accompagnassero studi su possibili risvolti negativi. - La difficoltà risiede oltrechè nella complessità della materia anche nello stabilire una politica preventiva da attuare; la società civile non deve conoscere solo il risultato finale ma deve essere messa al corrente fino dalla fase di identificazione ed avere la possibilità di esprimersi e partecipare. - Le procedure di analisi e valutazione dei rischi possono essere una strada alla prevenzione e vanno incentivate.


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