PAGINA ECOLOGIA - LAVORO


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FATTORI DI RISCHIO - LAVORO

Con la maturazione operaia della soggettività per una nuova igiene ambientale si sviluppa l'approccio epidemiologico teso a prevenire i rischi e quindi i danni sul lavoro; si adotta una metologia basata su inchieste dirette mirate a conoscere le condizioni operaie al fine di recuperare l'esperienza dei lavoratori.
Lo scopo è quello di ottenere dati finalizzati ad obbiettivi di trasformazione dell'ambiente di lavoro in quanto i rischi sono analizzati attraverso una soggettività che si è instaurata nel tempo prolungato di osservazione e nelle valutazioni e discussioni collettive.


I fattori di nocività sono divisi in 4 gruppi:

1) Fattori fisici: luce, rumori, temperatura, umidità - E' possibile misurarli attraverso apposite strumentazioni (anche il sinergismo attraverso misure di sintesi).
2) Fattori fisico-chimici: polveri, fumo, vapori, vibrazioni, radiazioni misurabili con strumenti, per essi esistono limiti di sicurezza.
3) Fattori di fatica fisica: posizione, spostamento di peso misurabile attraverso il consumo energetico.
4) Fattori di fatica mentale: ripetitività, ritmi, frantumazione del lavoro esistono determinate soglie di tolleranza.


MICROCLIMA

Il microclima è l'insieme dei componenti chimici e fisici dell'aria presente in ambienti confinati. La temperatura dell'aria in ambienti confinati dipende sia da fattori naturali (temp. est. dell'aria) che da fattori artificiali (macchinari). Tra l'individuo e l'ambiente circostante vi è un continuo trasferimento di calore "Termoregolazione" necessario per mantenere costante la temperatura corporea; lo scambio di calore può avvenire per convenzione, conduzione, irraggiamento. Il benessere termico si ha quando l'esigenze caloriche del corpo umano sono in equilibrio con l'ambiente, la temperatura ottimale è tra i 23° e 25° in estate e i 17° e i 20° in inverno. L'umidità deve essere contenuta nei limiti compresi tra il 30 ed il 70%. Per valutare il benessere termico si ricorre ai parametri della temperatura e dell'umidità (temperatura effettiva). Il ricambio d'aria necessario (difficilmente quantificabile) dipende dal rapporto tra le caratteristiche fisiche dell'aria interna ed esterna e la temperatura dei corpi radianti (strumento di misura Katatometro).


ILLUMINAZIONE

I livelli di illuminamento (quantità di luce incidente su sup.) costituiscono uno dei fattori principali della buona visione, questi livelli sono misurati in lux dai luxometri. Il miglior rendimento è assicurato dalla luce naturale diurna (1000-100.000 lux). Il problema della illuminazione artificiale si presenta complesso in relazione ai requisiti che questa deve avere: a) composizione spettrale simile alla luce naturale; b) non produrre calore; c) non produrrà H20 e H02; d) dare luce fissa; e) non avere pericolo d'incendio o di esplosione; f) non abbagliare.

L'illuminazione naturale degli ambienti confinati è legata all'altezza delle aperture - finestre, alla superficie dei vani, all'altezza dei soffitti ed alla distanza degli edifici. Il rapporto minimo tra superficie vetrata e pavimento è di 1/8- Per misurare il livello di illuminazione naturale si ricorre al criterio di rilevare i gradi quadrati della porzione di cielo visibile utilizzando il misuratore di angolo spaziale di Weber.


RUMORE

E' uno dei più gravi fattori di rischio per la salute, non solo per l'organo dell'udito, ma anche per organi ed apparati che portano ad alterazioni neuropschiche, ad apparati cardiocircolatorio, digerente ed endocrino. Attraverso ricerche sperimentali si sono costruite una serie di curve isofoniche comprese tra una soglia di udibilità (O) ed una soglia del dolore (120); il massimo di sensibilità si ha per frequenze comprese tra i 2000 e i 4000 Hertz.
- Il rumore viene misurato registrando il livello di pressione sonora, in base a questo criterio viene tracciata una scala espressa in decibel - DB-
- Anche se non vi è una normativa precisa, vari dipartimenti del lavoro suggeriscono parametri di espansione al rumore continuo per durata orario giornaliera; altre istituzioni forniscono valori limite per zone (centrale, residenziali, ecc.) differenziati per il giorno e la notte.
- Per le fabbriche la soluzione sta nell'isolare le fonti di rumore e nel ridurre l'esposizione.
- Per le zone urbane il problema deve essere risolto in sede urbanistica con la differenziazione e la giusta locazione delle zone e stabilendo norme precise.



Il decibel e' l'unita' di misura del rumore.

jet supersonico
martello pneumatico

camion
tosaerba

aspirapolvere


conversazione a voce normale

ticchettio d'orologio
stormir di fronde
bisbiglio

persona che dorme

120 decibel


100 decibel

70 decibel

60 decibel

30 decibel


10 decibel

Torino e' la prima citta' in Italia che ha messo in atto provvedimenti contro l'inquinamento acustico.
L'assessore all'Ecologia Gianni Vernetti ha elaborato un piano antichiasso con questi punti fondamentali:

´ Divieto di utilizzare antifurti acustici per le auto in tutta la citta'

´ Installazione di uno speciale tipo di asfalto fonoassorbente nelle strade piu' trafficate (questo provvedimento ha contribuito all'abbassamento del livello sonoro di circa 3 decibel)

´ Potenziamento delle alberature ai lati delle strade che contribuiscono ad assorbire il rumore

´ Inserimento nelle aziende municipali di 300 veicoli elettrici


POLVERI

Costituiscono un elevato rischio per le malattie dell'apparato respiratorio (es. la silicosi).
- Per prevenire le malattie polmonari occorre conoscere le variabili che concorrono a definire la gravità del rischio: composizione delle polveri (silice); concentrazione della polvere nell'aria e fazione respirabile - 5-0,5 micron.
-Esistono elenchi di polveri classificate secondo le origini , le caratteristiche chimico-fisiche, il loro potere patogeno.
- Es. potere patogeno: p. con azione cancerogena.
-N.B. le particelle corpuscolari tra i 0,5 e i 5 micron (u) sono quelle trattenute a livello alveolare perciò più dannose (max rischio).
- Per il controllo delle polveri in ambienti confinati bisogna intervenire alla fonte: eliminazione del materiale nocivo, modifiche del processo produttivo, adozione dei cicli chiusi, modifiche dell'organizzazione del lavoro, allontanamento del lavoratore.



MAPPE DEL RISCHIO

La mappa del rischio è una raccolta programmata, sistematica, continua ed aggiornabile di informazioni relative a rischi derivanti dall'inquinamento a cui sono sottoposti lavoratori e cittadini di una determinata zona.
- E' uno strumento di programmazione per la prevenzione primaria (bonifica, programmazione, sorveglianza degli insediamenti industriali e urbani), necessita di aggiornamenti periodici.

- Le mappe possono essere:
a)- mappe di rischio in ambiente di lavoro;
b)- mappe della diffusione del rischio dall'ambiente di lavoro al territorio;
c)- mappe del rischio presente nel territorio e non correlate ad attività lavorative;
d)- mappe socio-economiche e sanitarie del territorio.

- Nella procedura della mappatura bisogna tenere conto l'insieme del territorio e dell'ambiente di lavoro in modo da poter disporre di una lettura dei fattori intersecantesi.
- La mappatura presenta diversi livelli di approfondimento (I- II - III) passando dal livello qualitativo a quello quantitativo.
-La mappa della diffusione del rischio dall'ambiente di lavoro al territorio e la mappa del rischio presente nel territorio e non correlato da attività lavorative forniscono insieme un quadro complessivo delle fonti di nocività e di rischio presenti su un dato territorio e permettono la formulazione della mappa di I livello del territorio che contiene elementi in ordine alla gravità dei problemi, alla popolazione esposta ed ai sospetti.
- Procedendo al censimento, al campionamento, alla scelta dei rischi prioritari si giunge alla mappa qualitativa del rischio.
- La sintesi tra la mappa di primo livello e la mappa qualitativa, porta alla mappa di II livello che fornisce una visione complessiva del territorio a livello qualitativo.
- Un ulteriore approfondimento da luogo alla mappa di rischio quantitativo che determina qualitativamente il rischio degli ambienti di lavoro e delle fonti che diffondono la nocività aziendale sul territorio.
- La sovrapposizione di questa mappa con quella di II livello ci da la mappa di III livello dove vengono messi in evidenza i settori che necessitano di sorveglianza o di interventi prioritari e permette programmi di prevenzione primaria.


| Ambiente | Rifiuti | Aria | Acqua |