PAGINA ECOLOGIA - RIFIUTI




Oggi quanto si recupera?

Chilogrammi raccolti in media ogni anno dagli italiani:

(AMIA Verona)
VETRO
Media nazionale: 8,36
Nord: 10,34
Centro: 5,24
Sud: 2,79

CARTA
Media nazionale: 8,11
Nord: 9,13
Centro: 3,96
Sud: 1,51

CONTENITORI IN PLASTICA
Media nazionale: 0,074
Nord: 0,75
Centro: 0,34
Sud: 0
Materiali che si possono riciclare

Carta (anche il cartone) Tutti i tipi sono riciclabili a eccezione di quella sporca, unta e con il simbolo CA che indica la presenza nell'impasto di altri materiali che non si possono riciclare.
Vetro Si ricicla senza eccezioni. Puo' essere di qualsiasi tipo o colore.
Plastica Solo quella delle bottiglie e dei flaconi per i liquidi.
Lattine di alluminio
Scatolame di latta (cioé banda stagnata) si riciclano come rottami ferrosi; non sono accettati ovunque come flusso di rifiuto differenziato, ma comunque riciclabili (ad esempio sono bene accettati nella maggioranza delle isole ecologiche attrezzate di Lombardia).
Pile
Rifiuti organici Frutta e verdure e resti di potature. Anche gli avanzi di alimenti vengono riciclati come compost (anche se più lentamente).
Polistirolo
Tetrapak E' il materiale dei cartoni del latte, dei succhi di frutta e di molti altri prodotti; purtroppo ancora non é stato attuato un programma di riciclo in Italia, programma messo in atto invece in Austria.




L'ecologia
industriale *


Dovremo emulare la naturale capacita' del pianeta di riciclare i materiali minizzando l'accumulo di prodotti di scarto
Il sistema ecologico naturale, nel suo insieme perfettamente integrato, minimizza i rifiuti.

Nulla o quasi nulla di ciò che viene prodotto da un organismo va sprecato: ogni minima scoria costituisce per un altro organismo una fonte di materiale utilizzabile o di energia


Vivi o morti, tutti gli animali e le piante e i loro prodotti di rifiuto costituiscono cibo per un altro organismo vivente. I microrganismi consumano e decompongono i rifiuti dopodiche', a loro volta, diventano nutrimento per altri organismi piu' grandi e cosi' via lungo la catena alimentare.

In questo meraviglioso sistema naturale, la materia e l'energia seguono ampi cicli, passando attraverso una serie di organismi interagenti.
Il quadro normativo corrente si focalizza sullo smaltimento o sul trattamento dei rifiuti industriali, senza considerare la possibilita' di minimizzarli o di riutilizzarli.
Una volta che una sostanza e' stata inquadrata nella categoria dei rifiuti pericolosi, diventa straordinariamente difficile farne alcunche' di utile, perfino se il materiale e' identico a un prodotto chimico industriale vergine che viene comunemente venduto e acquistato sul mercato.
Questo si verifica principalmente per disattenzione: gli approvvigionamenti industriali, sia che si tratti di materiali tossici ono, sono controllati da normative differenti rispetto a quelli che regolano i materiali considerati di rifiuto.
Il progresso piu' importante potrebbe essere una riorganizzazione fondamentale che permetta il libero flusso di materiali usati tra consumatori e industriali, e tra un'industria e un'altra.




A Kalundborg, in Danimarca, opera un modello esemplare di ecosistema industriale.
Una raffineria di petrolio impiega il calore residuo di una centrale elettrica evende lo zolfo rimosso dal petrolio a un'industria chimica.
La raffineria fornisce inoltre zolfo (sotto forma di solfato di calcio) a un produttore di pannelli per l'edilizia per rimpiazzare il gesso solitamente utilizzato.
Il vapore in eccesso della centrale termoelettrica serve anche a riscaldare acqua per l'acquacoltura, nonché serre e abitazioni private.

* (tratto da "Le Scienze" novembre 1995)


PER SAPERNE DI PIU' LEGGETE QUI

DEFINIZIONE

Il campo di attività degli operatori che si occupano di Rifiuti Solidi (R.S.) è delimitato dal Decreto Legislativo 5/2/97, n. 22, in esso sono specificate le varie categorie di R.S. e sono date indicazioni sul trattamento idoneo da adottare (tale decreto non include i rifiuti radioattivi delle cave e minerari).
- Si definisce rifiuto urbano qualsiasi sostanza derivante da attività umane o da cicli naturali abbandonato o destinato all'abbandono.
- Il rifiuto urbano comprende anche rifiuti urbani pericolosi R.S.U.P. mentre i rifiuti derivanti da produzioni industriali, agricole, artigiane e commerciali e di servizi ricadono nella categoria di rifiuti speciali R.S.S. che possono anche essere assimilabili agli urbani R.S.A.U. o quelli tossici e nocivi R.S.T.N. questa suddivisione è finalizzata allo smaltimento finale.
La provenienza degli scarti può essere da:
- Ospedali R.S.O. non assimilabili agli urbani
- Demolizioni, scavi, costruzioni, definiti rifiuti inerti R.I.
- Veicoli e attrezzature meccaniche fuori uso R.V.M.
- Attività smaltimento rifiuti liquidi R.S.D.
Sono considerati R.S.A.U. quei rifiuti che non diano luogo a maggiori rischi per l'uomo e per l'ambiente ad effetto del trattamento rispetto ai R.S.U. e che siano compatibili con la tecnologia di smaltimento dei R.S.U.
- I R.S.T.N. sono stilati in un elenco allegato Decreto Legislativo 5/2/97, n. 22 dove per 27 sostanze le regole e il superamento della concentrazione limite C.L.; nel caso di compresenza di N sostanze nel rifiuto in esame si utilizza la:

FORMULA

RIFIUTI SOLIDI URBANI

La composizione dei Rifiuti Solidi Urbani (R.S.U.) è a base prevalentemente organica di facile degradabilità e non altamente inquinante anche se negli ultimi decenni questa base è andata sempre diminuendo in percentuale a sfavore di una costituzione più eterogenea. Nel nostro paese i rifiuti si suddividono in: (proposta enag utilizzata dal CNR)

- a) Sottovaglio da 2cm;
- b) materiale cellulosico;
- c) materiale plastico;
- d) materiale ferrosi e non;
- e) inerti superiori a 2 cm;
- f) sostanze organiche.

- La produzione di R.S.U., secondo una stima del C.N.R., è in media di 700 grammi per abitante giornalieri.

SISTEMI DI TRATTAMENTO FINALI

DISCARICA CONTROLLATA: consiste nella sistemazione di strati di rifiuti sul terreno precedentemente preparato in modo da rendere trascurabili gli effetti indesiderati sull'ambiente, è un sistema autonomo e presenta notevoli vantaggi come la rapidità di realizzazione; la mancanza di particolari prodotti di scarto se si esclude il percolato che deve essere comunque sottoposto a trattamento; il recupero di aree degradate e di biogas. Il sistema necessita però di una corretta progettazione, costruzione, gestione e controllo. Se non se ne fa un corretto uso il sistema può avere un impatto negativo con il suolo ed il sottosuolo (falde) e l'atmosfera; altra fonte di rischio é determinata dalla produzione di incendi poco controllati.
- In fase di meta progettazione bisogna tenere conto dei rifiuti (qualità e quantità); della geologia del sito (sismologia); del clima e dell'idrologia. Rischi ambientali sono determinati dal percolato e dal biogas.
- Il percolato contiene contaminanti biologici e chimici derivanti i primi dai microrganismi che si sviluppano in loco per la presenza di materia organica i secondi dalla degradazione dei materiali presenti.
- Il biogas è una miscela di gas prodotto dalla fermentazione (anaerobica); il processo di formazione è lento ed inizia con la produzione di acidi organici e successivamente di anidride carbonica e metano; è importante che il metano non venga a contatto con l'aria in quanto può formare miscele esplosive da cui diviene fondamentale per la tutela dell'ambiente e come fattore produttivo la sua caplazione ed il suo recupero a fini calorifici.


INCENERIMENTO DEI R.S.U.

L'incenerimento dei R.S.U. teso inizialmente solo alla riduzione di volume e peso dei R.S.U. sta diventando oggi, anche grazie alla crescita del potenziale calorifico (2000 Kcal/Kg.), un importante sistema di recupero in quanto il calore latente dei fumi genera acqua calda ed energia elettrica.
- Tra i vantaggi del sistema vi è la tecnologia consolidata, l'affidabilità, il prodotto; tra gli svantaggi il rischio di inquinamento sia idrico che atmosferico, alti costi di manutenzione ed installazione, la necessità di una discarica per i prodotti derivati dall'incenerimento.
- Le emissioni derivanti dagli inceneritori producono sostanze di elevata tossicità, la capacità di tali sostanze (diossina), di accumularsi nel terreno e nei tessuti per la scarsa biodegrabilità ha rimesso in discussione questa tecnologia.


RECUPERO DELLA FRAZIONE COMBUSTIBILE R.D.F.

L'R.D.F. indica il combustibile derivato dai rifiuti ed è generato da una gamma di materiali combustibili il cui denominatore comune è la provenienza: R.S.U. L'R.D.F. più comune, su cui sono state eseguite le standardizzazioni delle caratteristiche chimico-fisiche, è il combustibile triturato derivato dai R.S.U. sottoposti a procedimenti per la rimozione dei metalli del vetro e degli inorganici.
- I vantaggi dell'R.D.F. sono: l'omogeneità, la costanza del potere calorifico, la conservabilità e la trasportabilità - tra gli svantaggi la tecnologia non ancora perfezionata e i costi di produzione, raffinazione e confezionamento.
- L'R.D.F. può essere utilizzato da cementifici, impianti di produzione di energia o impianti compatibili che possono bruciare questo prodotto da solo od in associazione con altri combustibili.


TRATTAMENTI DI RECUPERO

Sono sistemi concepiti e gestiti mirando alla separazione delle varie componenti merceologiche più o meno pure. In pratica significa avviare al compostaggio la sola frazione organica, alla combustione i materiali a maggior contenuto energetico, alla discarica gli scarti, a processi di bonifica plastica, vetro, ferro, carta.

PROCESSO DI COMPOSTAGGIO - trasformazione biologica
1) Fase di latenza: necessaria alla colonizzazione dell'ambiente dei microrganismi.
2) Fase di rapida crescita: comporta l'innalzamento della temperatura per effetto del calore prodotto dalle reazioni metaboliche in ambiente isolato termicamente (processo adiabetico).
3) Fase termofila: la temperatura arriva ad oltre 60° CC - 3gg.-
4) Fase di maturazione: lenta decrescita della temperatura e aumento delle frazioni unificate della sostanza organica. - 1 mese.-
Il compost ottenuto alla fine del trattamento è un correttivo di struttura dei suoli, favorisce il riequilibrio dello stato termico del terreno, ridando sofficità e struttura portante (suoli esauriti), permeabilità e lavorabilità (argillosi). Il compost però non è un fertilizzante poichè è povero di elementi nutritivi.

- OTTIMIZZAZIONE TECNOLOGICA E GESTIONALE DELL'IMPIANTO DI COMPOSTAGGIO.
L'ottimazione avviene agendo su alcuni parametri:
a) - preparazione, miscelazione, aereazione della massa da compostare;
b) - temperatura, umidità, ph, fattori limitanti e fattori di nocività;
c) - bonifica, pulizia e presentazione del prodotto finito.
Recupero spinto o totale è la bonifica e la valorizzazione massima di flussi separati meccanicamente per ottenere: composti; R.D.F., pasta di carta, polietilene, metalli ferrosi.


DEPURAZIONE LIQUAMI

Le fasi di depurazione sono così schematizzate:

1) - Fase preliminare + fase meccanica
2) - Fase secondaria e biologica
3) - Fase terziaria (chimica-biologica)
4) - Fase del trattamento dei fanghi da risulta.

- I valori limite e quindi i parametri e gli indicatori sono quantificati e qualificati nella legislazione italiana dalla legge 316 del 1976 e dai successivi aggiornamenti.
- Composizione dei liquami in base alle sostanze e alle loro dimensioni:

a) - grossolane, di grandi dimensioni (carta, stracci, legni, vetro),
b) - grossolane di piccole dimensioni (sabbie, polveri, ceneri),
c) - in sospensione galleggianti e sedimentabili (oli, grassi, feci, rifiuti),
d) - in sospensione colloidale e disciolte, organiche e inorganiche,
e) - microrganismi.

SCHEMA TRATTAMENTO LIQUAMI
SEDIMENTAZIONE PRIMARIA

- E' indispensabile far precipitare le particelle pesanti contenute nel liquido, il principio della sedimentazione si basa sulla capacità di sedimentare per grafità o di flottare per la spinta di archimede; si adottano due processi: uno continuo (il più usato) dove il liquame fluisce continuamente ed uno discontinuo dove il liquame è a riposo. Nel continuo grande importanza ha la lunghezza della vasca (se si usano vasche rettangolari), poichè si deve dare il tempo necessario alle particelle corpuscolari di precipitare sul fondo; i fanghi vengono raccolti giornalmente.

FASE SECONDARIA - TRATTAMENTO BIOLOGICO

Ha come obbiettivo l'eliminazione delle sostanze organiche putrescibili, i processi più noti sono quelli a "letti percolatori" o a "fanghi attivi".
a) - letti percolatori: il liquido chiarificato è immesso in un bacino di altezza limitata contente un mezzo filtrante costituito da pietrisco ed inerte di varia pezzatura (4-8 cm.) disposto in strati; il liquido areato permea attraverso il filtro dove si vengono a formare una flora microbica che con processi aerobici ossida la sostanza organica.
- La membrana biologica si stacca frequentemente e viene raccolta in un bacino di sedimentazione secondaria.
- Il limite di questo sistema è legato all'intasamento con conseguente produzione di cattivi odori.
- I vantaggi stanno nella semplicità di funzionamento e nell'economia.
b) - fanghi attivi: è indicato per impianti di grande dimensione, poichè la gestione deve essere programmata ed inoltre è onerosa.
- Il sistema consiste in un'aerazione spinta che permette la formazione di microrganismi aerobici che mineralizzano la sostanza, i fiocchi vengono raccolti nella sedimentazione secondaria, il liquame passa nel ricettore finale.


SEDIMENTAZIONE SECONDARIA

E' concettualmente uguale alla primaria, prevede però il recupero del fango sedimentario ancora attivo per il riutilizzo nel trattamento biologico; inoltre per la caratteristica dei fanghi i tempi di sedimentazione sono più lunghi.


FASE TERZIARIA

La sua presenza è indispensabile quando è necessaria una depurazione spinta (scarico in lago od in zona balneare).
L'obiettivo di questa fase è l'abbattimento del fosfora e dell'azoto, abbattuto solo parzialmente nelle fasi precedenti , responsabili di problemi di eutrofizzazioni. Il trattamento è di tipo chimico, idonei prodotti infatti (calcio, ferro, alluminio) provocano una flocculazione con successiva sedimentazione.


TRATTAMENTO DEI FANGHI

I fanghi di risulta provenienti dalle varie fasi di trattamento costituiscono il problema più grave della depurazione delle acque sia urbane che territoriali. Le fasi principali del trattamento dei fanghi sono: pretrattamento; stabilizzazione; essiccazione - disidratazione.
- Il pretrattamento ha lo scopo di concentrare la quantità secca contenuta nei fanghi; il fango si concentra per sedimentazione sul fondo e per flottazione sulla superficie. - La stabilizzazione può essere di tipo anaerobico, aerobico o chimico, dalla stabilizzazione anaerobica risulta la produzione di biogas (miscela di metano e anidride carbonica) caratterizzata da un buon potere colorifico. La stabilizzazione chimica utilizza idonei prodotti in grado di fermare i mezzi putrefattivi e di eliminare i germi patogeni ( microrganismo che può generare malattia).
- La filtrazione si adatta nell'approvvigionamento e nella potalizzazione degli acquedotti.
- La disidratazione è indispensabile per permettere un corretto smaltimento finale, i fanghi si presentano infatti con un contenuto d'acqua pari a 95-99%, ciò comporta problemi di polabilità e di trasporto. Il sistema più usato è quello a "spandimenti su letti" con essiccazione naturale, o anche sistemi meccanici come la filtro pressatura, la filtrazione sottovuoto, la centrifugazione ed anche l'incenerimento. In agricoltura il riuso dei fanghi è ottenibile solo se trasportabili e con tenore di acqua compatibile con questo impiego.


SMALTIMENTO FINALE

Lo smaltimento finale consiste nella discarica controllata nello scarico a mare e nel lagunaggio permanente.


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