Partendoci, perciò, dalla Piazza del Campidoglio, imboccheremo la via
a destra del Palazzo Senatorio, che conserva, in parte, resti dell'antica
pavimentazione romana, passando davanti al Tabularium, I'antico archivio delle
leggi dello Stato Romano, sui cui resti è edificato il Palazzo Senatorio,
e giungeremo a una piccola terrazza che dà sul Palatino e sul Foro
Romano.
Nessuna città al mondo può offrire uno spettacolo
più grandioso e più imponente.
Ecco ai nostri piedi
quella che fu la capitale del mondo, e davanti a noi il Palatino, la culla
primitiva di Roma e poi la sede delle orgogliose dimore dei Cesari. Sulla
sinistra, il Tabularium , le colonne del Tempio di Vespasiano e il Portico degli
Dei Consenti. Sulla destra, il Clivo Capitolino, che ascendeva al Tempio di
Giove Capitolino, il padre di tutti gli Dei. E in fondo, il Tempio di Venere e
Roma, all'ombra di Santa Francesca Romana, dominata da un aereo campanile, e il
Colosseo.
Lo sguardo abbraccia i più insigni monumenti di Roma antica:
dall'Arco di Settimio Severo all'Arco di Tito, dal Tempio di Antonio e Faustina
al Tempio di Augusto, dalla Basilica Giulia alla Basilica Costantiniana, dalla
Basilica Emilia al Tempio di Castore e Polluce, dalla tomba di Romolo alla
colonna di Foca.
La scena solenne rievoca tutto un mondo scomparso; e poco alla volta, come
per una strana allucinazione, sembra che prendano corpo e vita le immagini
create dalla nostra fantasia. Ecco la reggia primitiva di Evandro, tra le
mandrie di buoi pascolanti nel Foro, e il fico ruminale di Romolo; ecco la Via
Sacra, per la quale passarono Romolo e Tito Tazio, consacrata all'amicizia dei
Romani e dei Sabini; ecco la fonte della ninfa Giuturna, alla quale si
abbeverarono i cavalli dei Dioscuri; ecco l'ara ove arse il rogo di Cesare; ecco
le tribune ornate di rostri di navi nemiche, dalle quali gli oratori arringavano
la folla; ecco la Curia, ove il popolo romano dettava le leggi al mondo:
monumento superbo di sapienza giuridica e amministrativa; ecco dove Orazio era
assordato dal vocio della folla e dai gridi degli strilloni; ecco il tempio
circolare eretto da NumaPompilio, ove perenne ardeva il fuoco sacro di Vesta. E
dall'atrio delle Vestali sembra che delle vergini incedano ancora solenni per
alimentare la sacra fiamma, auspice dell'impero del mondo, mentre una folla
togata si agita ancora tumultuante nel Foro e nelle basiliche, e un carro
trionfale avanza per la Via Sacra, circondato da littori e da insegne incoronate
d'alloro, per ascendere sul Campidoglio a rendere grazie agli Dei, nel Tempio di
Giove Massimo Capitolino. E sembra quasi di sentire l'eco di mille voci
osannanti e acclamanti il vincitore.
Indubbiamente questo non è un campo di rovine. Come giustamente
diceva Michelet, Roma qui non è morta. Qui porte en soi une force aimante
éternelle ne peut pas mourir !
Ma è tempo, ormai, di
abbandonare i nostri sogni, per varcare la soglia della zona sacra del Foro
Romano. Prima, però, è necessario riportarci per il Clivo
Capitolino e per il Clivo Argentario a Piazza Venezia, all'imbocco della Via dei
Fori Imperiali, ove ci aspettano i resti dei monumenti grandiosi della Roma dei
Cesari.
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