Lasciamo le amene pendici del Colle Oppio, che, soprattutto in primavera,
sembra quasi ostentare la pompa dei suoi fiori, e imbocchiamo la Via di San
Giovanni in Laterano, una via, ora, monotona e triste, ma che ha conosciuto la
magnificenza dei cortei papali, quando, dopo l'incoronazione in San Pietro in
Vaticano, i nuovi Pontefici si recavano a cavallo di una mula bianca a San
Giovanni, per prendere possesso del Laterano, tra due ali di pubblico prostrato,
circondati dalla corte più splendida e più sfarzosa che mai si
possa immaginare. Sisto V non avrebbe esitato a sacrificare il Colosseo per
prolungare questa via fino al Campo Marzio!
A circa duecentocinquanta metri, vi troveremo una delle più antiche
chiese di Roma, San Clemente. Se ci fosse permesso, vi entreremmo dall'ingresso
principale, in Piazza San Clemente, preceduto da un suggestivo quadriportico
bizantino. Ma questo ingresso è costantemente chiuso: dobbiamo, perciò,
contentarci di entrare da una porta laterale, che, però, ci procura la
gradita sorpresa di darci per un momento l'illusione di essere nel cuore
dell'Umbria: così spiccatamente umbro è il carattere della
cappella che ci si presenta davanti, entrando nella chiesa da Via San Giovanni
in Laterano. Una cappella arcuata, recinta da una cancellata, con mirabili
affreschi di Masolino da Panicale, soffusi di dolcezza e di mistero. Ma
nonostante questa cappella gotica e il soffitto dorato del 700, la chiesa di San
Clemente è una delle più pure basiliche cristiane del XII secolo,
e una di quelle chiese piene di suggestione, fatte apposta per pregare, che
toccano profondamente il cuore ed elevano l'anima al Signore. Essa è
formata da due basiliche sovrapposte. Quella superiore, edificata da Papa
Pasquale II nell'anno 1108, è costituita di molti elementi provenienti
dalla basiliea inferiore, del IV secolo, armonicamente fusi con altri elementi
posteriori, in modo da formare il migliore esempio di antica basilica cristiana.
Soprattutto la schola cantorum, col ricco pavimento cosmatesco, con i due amboni
e con l'esile colonna ritorta del candelabro pasquale, incorniciata da una
duplice fila di colonne scannellate, abbinate con colonne lisce, e con lo sfondo
del tabernacolo, dei plutei e delle transenne che recingono il santuario, è
di una grazia e di una leggerezza incomparabili, mentre l'occhio non sa
staccarsi dal mosaico del catino dell'abside, raffigurante il trionfo della
Croce, da cui s'irradia come una luce celeste, irreale. Dalla basilica
inferiore si accede ad alcuni ambienti romani sottostanti, tra i quali un
mitreo, tra i meglio conservati, che ha nel mezzo l'ara per i sacrifici e un
cippo con l'effigie del Dio col berretto frigio in atto di immolare un toro al
Sole.
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