ROMA E DINTORNI: ITRI
Itri ingresso alla cittadella

ITRI - Ingresso alla cittadella (Rossini)

PAESE PITTORESCO, in un'aspra gola montuosa a 170 metri sulle pendici s.o. dei monti Aurunci, che difendeva uno dei passi dell'Appia e vive all'ombra dell'antico Santuario della Madonna della Civita, meta di frequenti pellegrinaggi dalla regione e dall'Abruzzo per venerarvi l'immagine della Vergine che si vuole dipinta da S. Luca. Distinto in due parti separate dal torrente Pontone, e dominato da una forte rocca, eretta sulla vetta della collina nella parte più antica disposta ad anfiteatro, con anguste strade a spirale e a gradoni ripidi, come si vede nella stampa del Rossini, mostra qualche casa con bifora ogivale, come la casa natale di Fra Diavolo, il famoso guerrigliero Michele Pezza, o qualche portale ogivale con bifora gotica.
Il primo nucleo di abitazioni sulla classica via derivò molto probabilmente la sua denominazione da un nome comune (la voce latina iter, cammino, via), si sviluppò nel medio evo cosicchè le prime notizie datano dal 914, figurando in un atto di vendita la casa di uno Stefano itrano, e compaiono nel secolo seguente il territorio e il castro itrano.
Itri fece parte dapprima del ducato di Gaeta; la troviamo poi incorporata nella contea di Fondi coi dell'Aquila. E' feudo dei Caetani, signori di Fondi, al tempo della redazione dei suoi statuti, sempre soggetto alla giurisdizione ecclesiastica di Gaeta. Nei dintorni Consalvo di Cordova sconfisse nel 1503 i francesi del duca di Nemours. Nel 1535 vi morì il cardinale Ippolito dei Medici (si disse di veleno), spasimante per donna Giulia, che fu portato a Roma e tumulato con gran pompa nella chiesa dei SS. Lorenzo e Damaso.
Sul suo territorio è il monte Campello, il cui castello fu abbandonato nella seconda metà del secolo XV.
La rocca (il Castello) è un complesso grande di fabbriche ma molto rovinate, costituito dal mastio nella parte più alta, da un torrione quadrato e uno poligonale, da basse torri cilindriche e da un torrione pure cilindrico con solidissima base sull'Appia, al quale si scende per il cammino di ronda. (I)
Entro la cerchia delle mura furono erette le chiese di S. Michele Arcangelo o S. Angelo e di S. Maria, insieme col monastero benedettino di S. Martino (un altro dello stesso nome edificato su una collina, S. Martino in Pagnano, era stato abbandonato), cui si aggiunsero successivamente fuori la cinta urbana, nel piano, altre due chiese dedicate a S. Francesco con convento e alla Vergine Annunziata (questa ha facciata preceduta da portico con tre archi ogivali e tre portali, dei quali il mediano più grande), alla cui costruzione Cristoforo Caetani aveva legato 25 once ossia 150 ducati.
La collegiata di S. Maria, colpita in modo gravissimo nelI'ultima guerra, ha avuto restaurato il campanile, che sembra si possa riportare alla metà del '200, particolarmente caratteristico per la decorazione policroma di origine e di gusto bizantino, sugli esempi di Caserta vecchia, di Ravello e della costiera Amalfitana. Più in alto, I'altra collegiata di S. Angelo e più antica (forse secolo XI), aperta al culto, eleva la sua poderosa struttura con la cella campanaria dalle trifore coronate ad archi intrecciati in laterizio rosso sanguigno.

(I) Se ne fa questa descrizione nel 1491 (Jnvent. Honorati Gayetani, p. I33): " Lo Castello consistente in dui turri grandi con una citadella da fore et con uno correturo, che va abascio ad un altra torre, intro lo quale è una sala, camere et orti, dintro et fore, contigui ad isso castello, con certi pedi de centragole (aranci), in lo quale so cisterne dui, furno, cellaro et altri hedefitii". Era presidiato dal castellano e da due compagni.


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