TERZO ITINERARIO

LA VIA DEL MARE E IL FORO BOARIO, L'AVENTINO
SAN PAOLO FUORI LE MURA, OSTIA ANTICA E
IL LIDO DI ROMA
Ottobrata Romana

A.J.B. THOMAS - Ottobrata romana

In questo itinerario dal centro di Roma, ora, ci muoveremo verso il solitario Aventino, uno dei rioni più silenziosi e più riposanti di Roma, e verso San Paolo fuori le Mura, sulla Via del Mare, dove potremo estenderci fino a Ostia Antica, il grande porto creato dai Romani alla foce del Tevere, e al moderno Lido di Roma.
Partiremo, anche stavolta da Piazza Venezia, vero umbilicus urbis di Roma moderna, imboccheremo la Via del Mare, a destra del monumento a Vittorio Emannele II. La via, ampliata a spese di un rione denso e popoloso, completamente scomparso, corre ai piedi del colle capitolino, di cui scopre le balze rocciose del lato occidentale e le pendici verdeggianti del lato meridionale.
A destra, di fronte alla Rupe Tarpea, i resti dell'antichissimo Monastero delle Oblate, fondato nella prima metà del 400 da Santa Francesca Romana, cui è dedicata la bella chiesa dall'esile campanile romanico dominante il Foro Romano, dove sono sepolti, oltre la grande santa romana, Gentile da Fabriano e Gregorio Xl, il Pontefice che riportò a Roma da Avignone la sede papale. E al di là del Monastero delle Oblate, la ricostruita chiesetta di Santa Rita, già dal lato opposto alle falde del Campidoglio. Poi tre grandiose colonne scannellate, sormontate da una ricca trabeazione marmorea: avanzo del Tempio di Apollo Sosiano, dal Console Caio Sosius, che lo restaurò nell'anno 32 a. C.; e poi, I'imbocco del Portico d'Ottavia e la scenografia stupenda del Teatro di Marcello dominato dal palazzo cinquecentesco degli Orsini, il teatro più importante di Roma imperiale. Incominciato da Cesare e compiuto l'anno Il a. C. da Augusto, che lo dedicò al figlio della sorella Ottavia, fu eretto sull'area di un antico tempio, dedicato alla Pietà, che si riconnetteva alla leggenda di una giovane romana, che aveva nutrito col proprio latte il padre, condannato a morire di fame in un carcere. Dei tre ordini di cui probabilmente doveva essere costituito, ne rimangono solo due, con dodici arcate ciascuno, mentre, originariamente, ogni ordine doveva averne cinquantadue. Capace di 10.000 spettatori, era considerato il teatro più importante di Roma, non solo per la sua vastità, ma anche per l'armonia e per l'eleganza delle sue linee, e dal Rinascimento in poi venne riguardato come un modello del genere da tutti gli architetti che traevano ispirazione dai monumenti antichi per la creazione di nuove forme architettoniche e per la rinnovazione del gusto.


Al di là del Teatro di Marcello, una casa medioevale restaurata, con bifore e trifore, e una vecchia torre smantellata, accanto ad alcune arcate superstiti del Foro Olitorio (I'antico mercato delle erbe); e di fronte, la Chiesa di San Nicola in Carcere, con avanzi di tre templi, anch'essi contigui e con la fronte rivolta a oriente, come quelli del Largo Argentina: il primo, dedicato a Giano, al tempo della prima guerra punica; il secondo, a Giunone Sospita, durante la guerra gallica; e il terzo, alla Speranza, anch'esso del tempo della prima guerra punica.
La Chiesa di San Nicola in Carcere occupa completamente l'area del Tempio di Giunone Sospita, e nei suoi fianchi si vedono incorporate colonne dei due templi laterali. Ma nessun avanzo dei portici grandiosi che si síendevano lungo il fiume al di là dei templi, formando lo scenografico sfondo della Roma augustea. Internamente, la Chiesa di San Nicola in Carcere ha di notevole un tabernacolo con quattro colonne di alabastro orientale, un'urna di porfido serpentino e un bel soffitto dorato a fondo azzurro con le armi di Pio IX.