Per la stessa ragione non reggono al confronto degli affreschi della Stanza
della Segnatura la Vittoria di Leone IV sui Saraceni presso Ostia, in cui,
peraltro, Leone IV ha i tratti fisionomici di Leone X, più desideroso di
tramandare ai posteri il ricordo delle sue imprese, anziché di quelle dei
suoi predecessori, Leone I che ferma l'invasione di Attila, e la Cacciata di
Eliodoro. In quest'ultimo affresco, però, la mano del Maestro è
faciimente riconoscibile nel bellissimo ritratto di Giulio II sulla sedia
gestatoria. Ma un altro più solenne monumento al grande Papa del
Rinascimento aveva innalzato Raffaello nella Messa di Bolsena, forse il suo
massimo capolavoro, in cui, sullo sfondo di una esedra lignea, nell'interno di
una chiesa, è raffigurato il miracolo dell'Ostia stillante sangue nelle
mani del sacerdote incredulo, e prostrato davanti all'altare, avente ai suoi
piedi un gruppo estatico di Svizzeri e di sediari genuflessi, è Giulio II
con i Cardinali Riario e Sangiorgio insieme ad altri prelati: scena stupenda,
alla quale dà un particolare risalto l'eccezionale vivacità di
colori e il singolare contrasto tra la pacatezza dei bianchi e il fulgido
splendore degli scarlatti. Mai Pontefice Romano è stato ritratto più
solennemente di questo venerando vegliardo, superbamente assorto in un profondo
raccoglimento e in una mistica contemplazione! Giulio II, che volle la
nuova Basilica di San Pietro in Vaticano e un sepolcro unico al mondo, e che
invece non ha in San Pietro nemmeno un semplice ricordo, ha, cosi, nella Stanza
di Eliodoro il suo monumento, il più splendido che mente umana potesse
concepire, di cui solo il genio di Raffaello era capace. La Sala di
Costantino è tutta affrescata da allievi di Raffaello. Solo il grande
affresco della Battaglia di Ponte Milvio è, in parte, opera del Maestro,
che ne tracciò le linee generali. Noi l'attraverseremo per visitare la
Cappella di Nicolò V, affrescata dal Beato Angelico, di squisita grazia
toscana, e per accedere alle Logge di Raffaello, prospicienti il Cortile di San
Damaso. Il Bramante, Raffaello e Giovanni da Udine hanno concorso alla
creazione di questo purissimo gioiello del Rinascimento italiano: tredici arcate
sfolgoranti di luce, affrescate con scene del Vecchio e del Nuovo Testamento,
disegnate da Raffaello, e straricche di stucchi e di decorazioni colorate,
derivate dalle sontuose case romane dissepolte, e particolarmente dalla Domus
Aurea di Nerone, raffiguranti animali, uccelli, personaggi leggendari figure
mitologiche ed eroi, mirabilmente fusi da arabeschi e fogliami d'impareggiabile
grazia, intrecciati a candelabri, medaglioni, costruzioni fantastiche e festoni
di fiori e di frutta. Una magica visione, che riempie l'anima di serenità
e di letizia!
Al termine della nostra visita, attraverseremo
l'immensa Galleria delle Carte geografiche, in cui tutta una sinfonia di colori
sembra sciogliere un canto di gioia e d'amore, la Galleria degli Arazzi e la
festosa Galleria dei Candelabri, che ci condurranno allo scalone del Museo Pio
Clementino. Ma prima d'imboccare la rampa elicoidale del nuovo accesso ai Musei
Vaticani, che ci farà discendere come da una sfera celeste, diamo un
ultimo sguardo alla cupola del Michelangelo, che, come una magica visione,
s'innalza gigantesea, al di là della fitta massa di verde dei giardini
vaticani, come una roccia dolomitiea sormontata dalla Croce su di un globo
d'oro.
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