SECONDO ITINERARIO

IL QUARTIERE DEL RINASCIMENTO - PIAZZA NAVONA
SAN PIETRO E IL VATICANO
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Veduta di San Pietro

Veduta di San Pietro

Varchiamo, ora, la soglia del tempio il mattino di un giorno festivo, frenando lo slancio del cuore in tumulto, inebbriati dalla magnifica visione della piazza inondata di luce abbagliante e dallo scroscio impetuoso delle fontane, che i raggi del sole tingono dei colori dell'iride. Una folla di gente d'ogni paese si accalca all'ingresso della basilica e ascende con noi l'immensa scalea, acuendo il nostro desiderio; e se ad un tratto le campane di San Pietro uniranno i loro possenti rintocchi al festevole coro che ci sembra di udire nel creato, mentre migliaia di colombi svolazzano per il limpido cielo, richiamati e quasi inebbriati dal suono delle campane, allora questo ci sembrerà un momento dei più belli e più commoventi della nostra vita e, qualunque sia la nostra fede religiosa, non potremo varcare la soglia del massimo tempio della Cristianità senza una profonda emozione dell'anima.
Né il nostro entusiasmo scemerà nell'atrio festoso, adorno del celebre mosaico giottesco della Navicella e delle porte di bronzo dell'antica Basilica Costantiniana, singolarmente firmate, nella parte posteriore, dal Filarete che, secondo la tradizione, si sarebbe rappresentato a cavallo di un muletto trascinato dai suoi allievi. E non ci stancheremo di abbracciare con lo sguardo tutta l'immensa galleria, cui fanno da sfondo le statue equestri di Carlomagno e di Costantino, o di misurarne la profondità della volta stuccata, adorna di trentadue statue di Pontefici canonizzati. Ma varcando ia soglia della nuova Basilica Vaticana e percorrendo la navata centrale. sul cui lucido pavimento di marmo, fregiato d'una alata messaggera di pace, la colomba araldica dei Doria Pamphili, sono segnate le lunghezze delle maggiori chiese del mondo, fatalmente, anche noi dovremo cedere a un certo senso di delusione, perché, a prima vista, essa non ci sembra l'immensa basilica che c'eravamo figurata. Certo, ciò è dovuto, almeno in parte, aila aggiunta delle cappelle laterali nella navata principale, ordinate da Paolo V Farnese a Carlo Maderno, che impedisce, entrando, di apprezzare senz'altro il meraviglioso gioco prospettico ideato dal Bramante e da Michelangelo, che si disvela soltanto a misura che più ci si avvicina alla cupola. Ma forse è esatto che quello che più sorprende nella Basilica Vaticana è di non avere alcuna sorpresa entrando in un edifiziq di cui ci eravamo già fatta un'idea così grandiosa. A prima vista tutto ci sembra quasi normale. Ma quando avremo considerato che ogni cappella è vasta come una cattedrale, che il vano sotto la cupola potrebbe racchiudere la guglia maggiore del Duomo di Milano, che il baldacchino dell'altare della Confessione è alto quanto il Palazo Farnese, che ognuno dei pilastri che sostengono la cupola potrebbe contenere una chiesa come quella di San Carlo alle Quattro Fontane, e che una statua che, da lontano ci sembrava una figurina di marmo, vista da vicino, è addirittura di proporzioni colos-sali, allora comprenderemo che la delusione provata entrando la prima volta in San Pietro in Vaticano è dovuta sopratutto alla singolarità dell'edifizio, che, per la mirabile giustezza delle sue proporzioni e per la sua meravigliosa armonia, ha la proprietà di ridurre ogni cosa, per quanto smisurata al suo giusto valore, senza alterarne minimamente i rapporti, in modo che tutto sembri armonico, semplice, naturale.
E allora tutto ci apparirà in una luce diversa, tutto ci sembrerà grande, augusto, sublime. E ogni particolare ci apparirà nella sua vera grandezza: dalla gigantesca cupola di Michelangelo, splendente di luce, in cui tutto intorno sfavillano, in un mosaico d'oro, le parole di Gesù concernenti l'istituzione della Chiesa:

Tu es Petrus et super hanc petram aedificabo aecclesiam meam et tibi dabo claves regni coelorum,

alle immense navate e alla splendida volta a cassettoni dorati, innalzata a 44 metri d'altezza: dai mosaici della cupola alla ricca decorazione di marmi policromi delle cappelle; dall'altare papale, dominato dal colossale baldacchino del Bernini, costruito con le lamine di bronzo del pronao del Pantheon, al trionfo della Cattedra di San Pietro, circonfusa di un'aureola di luce e di splendore; dalla statua di Pio VI, prostrato in adorazione davanti alle reliquie di San Pietro, alla magnifica Confessione e alle tombe sfolgoranti dei grandi Papi della chiesa circonfusa di vittoria; dalla Pietà di Michelangelo alla Trasfigurazione di Raffaello; dalla severa cappella del Santissimo Sacramento alla cappella del Coro, sfolgorante di luce e scintillante d'oro; dalle logge ornate di colonne vitinee dell'antica basilica, dalle quali vengono esposte le reliquie della passione di Cristo, alla statua del Principe degli Apostoli, dal piede consunto pel bacio impressovi dalla pietà dei fedeli nel corso dei secoli; dalle acquasantiere monumentali, sostenute da putti giganteschi, al superbo fonte battesimale, proveniente dai sepolcri imperiali del Mausoleo di Adriano; dai colossali quadri in mosaico alle ciclopiche statue dei fondatori degli ordini religiosi; dalla tomba di Cristina di Svezia a quella di Maria Clementina d'Inghilterra; dalla sagrestia, vasta come un tempio, in cui si conserva il gallo di bronzo dorato che sormontava il campanile dell'antica basilica, al ricchissimo tesoro.
Ma per apprezzare meglio le singole particolarità della Basilica Vaticana e coglierne le infinite bellezze, consigliamo al turista di compiere una visita solitaria a San Pietro, dopo una prima rapida scorsa, nelle prime ore del pomeriggio, quando la chiesa è quasi deserta e il sole che tramonta l'inonda di una luce dorata, filtrando attraverso l'immensa raggiera dello Spirito Santo. Allora, mentre la cattedra di San Pietro sembrerà ascendere al cielo in un nembo di nuvole d'oro e in una gloria d'angeli, secoli di storia balzeranno dalle venerande reliquie dell'antica basilica e dai mausolei dei Papi.
Ecco la lastra di porfido sulla quale, postrato nella dalmatica bizantina che è nel tesoro della chiesa, Carlo Magno fu incoronato Imperatore la notte di Natale dell'anno 800.
Ecco, nella cappella della Pietà, accanto al capolavoro di Michelangelo, firmato dal Maestro nella fascia che è sul petto della Vergine, la colonna superstite dell'antico tabernacolo, erroneamente ritenuta del Tempio di Salomone, alla quale si sarebbe appoggiato Gesù. Essa vide l'Ostia brillare nelle mani di un numero infinito di Santi. Ma vide anche le più sacre reliquie profanate da mani sacrileghe e la chiesa trasformata in bivaco d'una selvaggia masnada.
Poco discosto, nella navata destra, rivive, nel mausoleo della Con-tessa Matilde, la fiera lotta per le investiture. E vediamo Enrico IV di Germania prostrato ai piedi del Pontefice che aveva deposto nel Concilio di Worms, dopo essere stato per tre giorni e per tre notti, a piedi nudi e vestito di cilicio, in mezzo ai rigori dell'inverno, nella corte del Castello di Canossa.
Ecco, al di là della cappella del Santissimo Sacramento, il cui tabernacolo di lapislazzuli, ispirato al Bernini dal tempietto del Bramante a San Pietro in Montorio, rievoca la Sancta Sanctorum, rimasta miracolosamente intatta nel sacco di Roma, Gregorio XIII, il riformatore del calendario; e di fronte, lo spoglio sepolcro di Gregorio XIV secondo la leggenda, nutrito di oro e di pietre preziose durante il breve periodo del suo pontificato.
Ecco la cappella Gregoriana, che racchiude le reliquie di San Gregorio Nazianzeno, il padre della Chiesa Greca, spietatamente perseguitato dagli Ariani nel IV secolo.
Ecco il transetto destro, l'aula immensa del Concilio Vaticano, che nel 1870 formulò il dogma dell'infallibilità del Sommo Pontefice; e accanto, il sepolcro di Clemente XIII, custodito da due celebri leoni, il capolavoro di Antonio Canova, cui fa riscontro, dall'altro lato della chiesa il sepolcro barocco di Alessandro VII, dal ricchissimo panneggiamento di diaspro, di Gian Lorenzo Bernini, poco discosto dalla cappella in cui si conservano le reliquie di San Leone Magno, che rievoca l'invasione degli Unni e la cacciata di Attila, tra l'immagine della Vergine dipinta su una colonna dell'antica basilica e lo sfarzoso sepolcro di Alessandro VIII, il cui nepotismo fece dire alla satira che sarebbe stato meglio se la Chiesa, anziché sua sposa, fosse stata sua nipote.
Ecco, nella tribuna, accanto al trono di bronzo dorato, circondato dai quattro maggiori Dottori della Chiesa, che racchiude la Cattedra di San Pietro, il sepolcro di Urbano VllI Barberini, del Bernini, ritenuto il più bel monumento funerario del 600, il Papa che, mentre inondava Roma d'api d'oro, condannava Galileo e smantellava il Colosseo, e il sepolcro di Paolo llI Farnese, in cui la statua velata riprodurrebbe le fattezze della sorella, Giulia Farnese, mentre l'altra quella della madre.
Ecco, nella Confessione, straricca di marmi e di pietre preziose e adorna d'una miriade di lampade d'oro, la tomba del primo pastore. L'umile pescatore di Galilea, il cui nome venne tramutato dal Signore in quello di Pietro. Trasportata in questo luogo, dove il Santo subì il martirio, dopo la proclamazione dell'editto di Milano, nell'anno 313, da allora milioni di pellegrini vi si genuflessero davanti. Costantino vi innalzò sopra un tempio grandioso, destinato a diventare il più grande e il più celebre della Cristianità.
Ecco, al di là del transetto sinistro, la sagrestia eretta da Pio Vl, morto in esilio in terra straniera, dove era stato condotto prigioniero da Napoleone, con l'elenco dei 143 Papi sepolti nella basilica; e nella Cappella Clementina, che racchiude le spoglie di Clemente VIII Aldobrandini, sotto il cui pontificato si svolsero i processi di Giordano Bruno e di Beatrice Cenci, Pio VII del Thorwaldsen, benedicente dal suo trono marmoreo, mentre, alla sua destra, un'angelica figura, coperta di pelle leonina, simboleggia la fortezza cristiana che calpesta la forza bruta, simboleggiata da una clava.
Ecco, nella navata sinistra il mausoleo di Leone Xl, il cui pontificato, durato appena 24 giorni, fu paragonato al fiorire di una rosa, che rievoca la abiura di Enrico IV di Francia, e quello di Innocenzo X!, celebrante la liberazione di Vienna dall`assedio dei Turchi.
Ecco, nella cappella del Coro, la Vergine incoronata da Pio IX, in occasione della proclamazione del dogma dell'Immacolata Concezione; e poco discosto, Pio X e Benedetto XV, i due Papi della prima grande guerra mondiale, invocanti dal Cielo la fine della immane sciagura, mentre dal lato opposto, il monumento in bronzo di Antonio Pollaiolo, raffigurante Innocenzo VIII con la punta della lancia che aperse il costato di Cristo, rievoca la lotta della Cristianità contro i Turchi e le eroiche imprese dei "cavalieri antichi"; e, più in là, un altro capolavoro di Antonio Canova, il sepolcro degli Stuart, il tragico fato dell'ultima regina di Scozia.