PRIMO ITINERARIO

CAMPIDOGLIO - FORO ROMANO - PALATINO
COLOSSEO - SAN GIOVANNI IN LATERANO
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Colosseo

COLOSSEO (vista interna)

Ed ecco finalmente il Colosseo, il più popolare dei grandi monumenti di Roma e quasi il simbolo della sua immortalità. Ricordate la profezia del Venerabile Beda? Finché starà il Colosseo, starà Roma; quando cadrà il Colosseo, finirà anche Roma; ma allora finirà anche il mondo! Una ciclopica mole, alta 57 metri e di 527 metri di circonferenza, con 240 arcate gigantesche, ornate di statue colossali, ripartite in tre ordini di 80 arcate ciascuno; e nei sotterranei, un dedalo di corridoi e di magazzini, di gabbie e di prigioni. Iniziato dall'imperatore Vespasiano al suo ritorno dalla Giudea, nell'anno 72 a. C., vennero impiegati nella sua costruzione dodicimila ebrei prigionieri, che vi lavorarono otto anni. Inaugurato nelI'anno 80 dal figlio Tito, prese il nome di Anfiteatro Flavio dall'Imperatore, che apparteneva alla famiglia dei Flavi. Ma, in seguito, prevalse la denominazione di Colosseo, dalla vicinanza del colosso di Nerone. Venne inaugurato con feste solenni, che durarono 100 giorni, durante le quali, si diedero combattimenti di gladiatori, cacce di bestie feroci e naumachie, che costarono la vita a 3000 gladiatori e a 5000 fiere. I combattimenti dei gladiatori durarono fino all'anno 405, cioè, fino al sacrificio del monaco Telemaco, che si cacciò arditamente nell'arena per impedirli e fu ucciso dalla folla; quelli delle belve, fino alla metà del VI secolo. Nel Medioevo il monumento fu trasformato in fortezza dai Frangipani e dagli Annibaldi, che se lo contesero, e non fu risparmiato dai terremoti. Nel 1312. I'lmperatore Enrico VII di Lussemburgo lo donò al popolo romano, e allora venne spogliato di tutti i suoi marmi, e servì da cava di materiali per nuove costruzioni. Il Palazzo Venezia, quello della Cancelleria, il Palazzo Barberini, la Chiesa di San Pietro in Vaticano, la facciata della Chiesa di Sant'Agostino e il Porto di Ripetta, vennero appunto, costruiti con blocchi di travertino estratti dalle sue macerie. È noto il detto: Quod non fecerunt barbari fecerunt Barberini! Minacciato di demolizione da Sisto V per ragioni urbanistiche, finalmente fu dichiarato monumento sacro e dedicato alla Passione di Gesù Cristo, da Benedetto XIV. Da allora divenne oggetto di venerazione e di culto per i fedeli, e fu preservato da ulteriori distruzioni e rovine; anzi, i Pontefici che seguirono lo restaurarono e lo consolidarono. Recentemente, poi, vi è stata collocata in mezzo una croce su di un piedistallo con la semplice iscrizione: Ave Crux, spes unica, croce che vuole essere il simbolo di un numero infinito di martiri della fede. Ma le pietre del Colosseo non furono bagnate dal sangue dei Martiri, che invece si versò a torrenti nel Circo Massimo e nel Circo Neroniano, dei quali quasi non restano più tracce. Perciò la croce posta nel Colosseo, più che il simbolo dei martiri dell'Anfiteatro Flavio, è il simbolo di tutti i Santi e di tutti i Beati che subirono il martirio nei circhi di Roma.
Questa, in breve, la storia del Colosseo. Cerchiamo, ora, di immaginarci questo immenso circo, capace di oltre 50.000 spettatori, durante uno di quegli spettacoli, in cui la folla era eccitata dal sangue dei gladiatori e dalla ferocia delle belve. Il primo rango, sfolgorante di marmi, costituito dal podio, comprendente il palco imperiale, solenne, grandioso, nel quale, in mezzo alla sua corte, troneggiava l'Imperatore, arbitro della vita e della morte dei gladiatori abbattuti; e intorno al Cesare onnipossente, i senatori, i pontefici, le vestali e gli alti magistrati, che assistevano a quegli spettacoli orrendi come a un rito solenne; poi tre gradinate monumentali, rigurgitanti di pubblico, riservate, la prima ai cavalieri, la seconda ai cittadini romani, e la terza al popolo; e in alto, al disopra di una terrazza, dalla quale altri spettatori assistevano allo spettacolo in piedi, un immenso velario di porpora, manovrato da un reparto della flotta romana di Miseno, distaccato appositamente a Roma, che tingeva d'una colorazione vermiglia i marmi delle tribune e la massa togata degli spettatori. Ma se possiamo immaginare la pompa del circo prima che dalle gabbie sottostanti balzino nell'arena le fiere, e prima che i condannati escano dalle tetre prigioni sotto la sferza delle frustate, mentre l'immensa folla si agita come una marea ondeggiante, avida di sensazioni violente, o se possiamo immaginare questa stessa folla sfociare frenetica, dopo lo spettacolo, dalle immense arcate, come belve aizzate, e riversarsi per le piazze e le vie, o nei lupanari della città, ebbra di sangue e avida di piacere e di libidine, la nostra mente non può più concepire spettacoli che oggi ripugnerebbero troppo alla nostra sensibilità e offenderebbero troppo i nostri sentimenti. Forse per questo il Colosseo preferiamo vederlo nel suo aspetto attuale, come appare venendo da Via dei Fori Imperiali, o meglio ancora, dal Tempio di Venere e Roma, con la nobile sagoma che milioni e milioni di riproduzioni hanno diffuso in tutti i Faesi del mondo, e all'interno, come una gigantesca fortezza smantellata, o in una notte di plenilunio, tutte luci e ombre, nel silenzio profondo e la calma solenne delle limpide notti romane, come amavano vederlo gli artisti, i poeti e i romantici dell'Ottocento.