Nessuna veduta eguaglia quella che si gode dagli Orti Farnesiani, il superbo
giardino creato dai Farnesi sulle rovine del Palazzo di Tiberio, dalla cui
terrazza panoramica sembra quasi di sorvolare sul Foro. Ma non meno stupendo è
il panorama che si scopre dalla immensa terrazza belvedere, sorta sulle maestose
rovine del Palazzo di Settimio Severo, dalla quale lo sguardo abbraccia,
meravigliosamente fusi in una ineffabile armonia di colori, I'area del Circo
Massimo, le pendici del Palatino e la sagoma delle basiliche dell'Aventino,
I'immensa cavea del Colosseo, le romantiche chiese e le silenziose ville del
Celio, la mole imponente delle Terme di Caracalla e la fitta massa verde della
Passeggiata Archeologica, la porta turrita di San Sebastiano, la tomba di
Cecilia Metella, gli avanzi degli Acquedotti di Claudio e i Colli Albani,
dominati dalla verde cima di Monte Cavo il grandioso parco della latinità,
dove gli abitanti delle città della lega latina si recavano ogni anno a
festeggiare, nel Tempio di Giove Laziale le Feriae Latinae. Le sole vestigia
che permettono di ricostruire mentalmente una dimora cesarea sono quelle della
Domus Augustana di Domiziano, costituita da un piano inferiore, collegato a un
piano superiore retrostante, il primo, comprendente una serie di sale, disposte
intorno ad un atrio, avente, al centro, un grandioso ninfeo; e il secondo,
un'altra serie di sale, svolgentesi intorno a un peristilio, nel cui impluvio
sorgeva un'edicola. E come dall'atrio del piano inferiore si dominavano la Valle
Murcia e il Circo Massimo, come da un podio imperiale, così, dal
peristilio del piano superiore si dominavano l'atrio e il ninfeo del piano
inferiore.
Del superbo triclinio imperiale del Palazzo dei Flavi, opera del famoso
architetto di Domiziano, Rabirio, rimangono solo tracce della ricca
pavimentazione policroma e ruderi di un grande ninfeo. Per una singolare
ventura, però, questi pochi avanzi bastano a far concepire la
straordinaria bellezza di questa sala sfolgorante, denominata, appunto par la
sua magnificenza, Coenatio Jovis, una vastissima sala, straricca di marmi
colorati di suprema eleganza, aperta con grandi archi su di un vasto peristilio,
circondato da portici e adorno di giardini e di fontane, e con ampie finestre
laterali, attraverso le quali due colossali ninfei a pianta ovale allietavano
con i loro getti d'acqua, che si rinfrangevano in vasche di marmi policromi, i
banchetti della Corte imperiale. Al di là del triclinio, ruderi del
Tempio di Giove Vincitore, o del Tempio di Apollo. Assai meglio conservato è,
invece, il cosiddetto Stadio o Ippodromo di Domiziano, adiacente alle Terme
imperiali di Settimio Severo, delle cui sale sontuose non ci restano più
tracce: vastissima palestra, costruita da Domiziano, restaurata da Settimio
Severo, e più tardi trasformata da Teodorico. Anche del Pedagogium,
collegio istituito per l'addestramento dei paggi imperiali, rimangono importanti
ruderi. Particolarmente interessanti dei graffiti, rinvenuti sulle pareti delle
stanze di questo edificio, uno dei quali raffigura un asinello con sotto la
scritta: Labora, aselle, quomodo ego laboravi et proderit tibi (lavora,
asinello, come ho lavorato io e ciò ti gioverà). Un altro graffito
di eccezionale importanza, che si riconnette alla persecuzione dei cristiani dei
primi secoli del Cristianesimo, è stato asportato, e si conserva, ora,
nell'Antiquarium del Palatino, accanto alla Domus Augustana. Eppure, cosa rimane
del tuo orgoglioso mondo pagano, giovane sconsigliato, che, diciotto secoli or
sono, su una parete della scuola dove avresti dovuto educarti al culto della
verità e della giustizia vilipendesti il Figliuolo di Dio, morto sulla
Croce per la salvezza del genere umano? Tutto è crollato intorno al tuo
graffito blasfemo; solo esso rimane, in un solitario museo, circondato dal
silenzio delle cose morte, ad attestare la cecità del tuo mondo e la
baldanza del tuo orgoglio!
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