QUARTO ITINERARIOIL CELIO, LE CATACOMBE E LA VIA APPIA |
A. URBANI DEL FABBRETTO - La Via Appia |
La Villa Mattei, o Celimontana, famosa nel XVII secolo quale splendido luogo
di delizie, occupa presso che completamente lo spazio occupato già dai
castra peregrina, ossia dalle caserme delle coorti straniere e delle coorti di
Albano, è ricca di piante secolari, di alte conifere, di palme e di
superbe spalliere di bosso, che formano una massa verde compatta ed è
ancora oggi uno dei parchi più suggestivi di Roma. Privata della massima
parte delle sue sculture, il suo principale ornamento è, ora, un obelisco
egiziano, proveniente probabilmente dal Tempio di Iside Capitolina, simbolo
eterno della virtù, come dice un'iscrizione della base, ma che rievoca la
triste storia di uno sfortunato operaio, che, nell'innalzarlo, ebbe entrambe le
mani stritolate dalla pesantissima mole. Poco discosto, a ridosso di un
sarcofago cristiano, in fondo a un romantico viale, I'angolo dove, all'ombra di
una quercia secolare, San Filippo Neri, in pellegrinaggio espiatorio alle
principali chiese di Roma durante il carnevale, discorreva con i suoi discepoli
delle cose di Dio di fronte al piano sconfinato; e accanto, un belvedere, con
una vista superba della Valle delle Camene, dei ruderi imponenti delle Terme di
Caracalla e della campagna romana attraversata dalla Via Appia Antica.
Lasciando la Villa Celimontana, anziché proseguire verso la Porta
Metronia, attraverseremo nuovamente la Piazza della Navicella, dirigendoci verso
la silenziosa Via di San Paolo della Croce, passando sotto il tozzo arco, eretto
l'anno 10 d. C. in onore dei Consoli Dolabella e Silano, e successivamente
adibito a sostegno delle poderose strutture degli acquedotti che alimentavano le
fontane e le terme dei palazzi imperiali. E poco dopo, ci apparirà, in
una scenografica piazza, la facciata della Chiesa dei Santi Giovanni e Paolo,
fiancheggiata da un campanile romanico, innalzato su possenti sovrastrutture
romane, avanzi, anch'esse, del Tempio di Claudio.
La chiesa primitiva,
costruita sul luogo dove i due santi, alti dignitari della corte di Giuliano
l'Apostata, subirono il martirio, e dove più tardi furono suppliziati
anche i loro amici Crispo, Crispiniano e Benedetta, venuti a cercare i loro
corpi, e lo stesso Terenziano, che li aveva colpiti e ne aveva occultati i
corpi, purtroppo, è stata sostituita nel 700 da una sfarzosa chiesa
barocca. Ma nei sotterranei, i resti della casa dei martiri sono di eccezionale
interesse, sopratutto per i numerosi avanzi di decorazioni ornamentali pagane e
di affreschi cristiani.
Più che dal bellissimo pavimento cosmatesco,
troppo restaurato, in cui una pietra ricorda il punto preciso dove furono
suppliziati i due santi, e più che dalla fastosa cappella di San Paolo
della Croce, fondatore dei Passionisti, sfolgorante di marmi colorati, il
maggiore interesse della chiesa attuale è costituito dal portico della
facciata avanzo di un antico quadriportico con un portale adorno di leoni e
di uno smagliante mosaico cosmatesco. Nulla eguaglia, però, la sua abside
a galleria, di stile lombardo, che con gli archi di sostegno della facciata
laterale, riflettenti la loro ombra sul ripido, vecchio Clivo di Scauro, forma,
nella incomparabile cornice del Celio e del Palatino, uno dei quadri più
suggestivi di Roma.
Quasi contigua all'abside della Chiesa dei Santi
Giovanni e Paolo, la bella Chiesa di San Gregorio Magno spiega sulla Via dei
Trionfi la sua eccelsa facciata di fronte alle orgogliose dimore dei Cesari e ai
maestosi avanzi dell'Acquedotto Claudio. Ma più che dai ruderi imponenti
delle costruzioni cesaree, la fitta massa verde del Palatino sembra dominata
dall'umile chiesetta di San Bonaventura, vigilata da una romantica palma
dall'alto fusto tormentato dal vento, che qui acquista il valore quasi di un
simbolo.