QUINTO ITINERARIO

IL CORSO - PIAZZA DI SPAGNA - TRINITA' DEI MONTI
IL PINCIO - VILLA BORGHESE - IL TRITONE - FONTANA DI TREVI


A.J.B. THOMAS - I Barberi pronti per la corsa

Da Piazza Venezia muoveremo, ora, verso il Corso e Piazza Colonna, riguardata dal popolo romano come il centro materiale e morale della città, per proseguire, poi, verso il Pincio e Villa Borghese, la regina delle ville romane. Il Corso, definito da Stendhal la via più bella del mondo per lo stile e la magnificenza dei suoi palazzi, è ancora oggi una delle vie più splendide che esistano e la più centrale e più importante via di Roma: un rettifilo perfetto, lungo circa un chilometro e mezzo, da Piazza Venezia a Piazza del Popolo. Esso trae il nome dalle corse dei bàrberi. che vi avevano luogo in occasione del carnevale. E difatti è designato col nome di ippodromo in una lapide che è quasi alla metà della strada. dov'era un arco romano, abbattuto per ampliare in quel punto la via. Le corse vi si svolsero fino a poco dopo il 1870, fin quando, cioè, non vennero vietate dal governo italiano a causa di alcuni luttuosi incidenti. In seguito, poi, anche il carnevale, il celebre carnevale romano, probabilmente una sopravvivenza degli antichi saturnali, cominciò a languire, fino a scomparire quasi del tutto. Ma esso balza vivo dalla descrizione dei testimoni oculari, italiani e stranieri. Durante tutto il carnevale la bellissima via si parava in modo sontuoso con arazzi e drappi colorati. Per l'occasione erano rimosse le imposte dei negozi, che, adorni di festoni e di ghirlande di fiori, sembravano palchi di uno splendido teatro, mentre altrettanti palchi sembravano le logge e le finestre, gremite fino all'inverosimile. L'accesso al Corso era regolato da dragoni a cavallo, ma le vetture potevano accedervi solo dalle due estremità.

Il Corso, che non è altro che il primo tratto della Via Flaminia, la via consolare che partiva dal Campidoglio e giungeva sino a Rimini, deve la sua fortuna al Papa Paolo II Barbo, che. costruendo il Palazzo Venezia obbligò i grandi signori romani di quel tempo a costruire anche i loro palazzi in prossimità della nuova reggia papale. Fino allora, difatti, era stato solo una via di campagna, fiancheggiata da vigne e da orti recinti da muricciuoli. Se, però, quasi tutti gli attuali e grandi palazzi del Corso sorsero tra il Quattrocento e il Cinquecento, fu solo nel Seicento che essi ricevettero un'impronta tutta nuova, caratteristica. Così. nel suo primo tratto, esso ci offre il più splendido esempio di fastosa via del Seicento, mentre nel suo ultimo tratto, che venne sistemato posteriormente, conserva immutato il carattere di tipica via settecentesca. All'inizio della via, a sinistra, il Palazzo Bonanarte, che abbiamo visto particolarmente legato al ricordo della madre di Napo]eone, che vi morì nel 1836. La loggia coperta d'angolo, che vediamo al primo piano, è quella dove essa soleva passare lunghe ore guardando il passeggio della strada durante i venti anni che abitò in questa casa. Subito dopo, il Palazzo Doria Pamphili, la magnifica reggia rococò, la cui sontuosità e il cui fasto più volte imbarazzarono persino Principi e Re, fino al punto che, una sera, l'Imperatore di Germania Guglielmo II, congedandosi dal Principe Doria, dopo un ricevimento offerto in suo onore dovette candidamente confessargli che, se fosse venuto a Berlino, difficilmente avrebbe potuto offrirgli un'ospitalità degna di lui, perchè la sua casa era di gran lunga più modesta. Alla suprema eleganza della facciata e all'aerea leggerezza del cortile, adorno di palme, fa riscontro, nell'interno una delle gallerie private più sontuose di Europa, con numerosi capolavori del XVI e del XVII secolo. L'opera per cui essa giustamente è famosa è il celebre ritratto di Innocenzo X Pamphili, del Velasquez, in cui la forte personalità del Pontefice è magistralmente resa attraverso una meravigliosa sinfonia di rossi, che quasi l'illuminano del riflesso della loro luce. Il palazzo venne eretto nel 1435 per i Cardinali della vicina diaconia di Santa Maria in Via Lata, dal nome che aveva il Corso nel suo primo tratto, anteriormente al suo prolungamento fino a Piazza del Popolo, disposto da Alessandro VII; poi fu ceduto dal Cardinale Fazio Santoro ai Duca d'Urbino, Francesco Maria della Rovere, nipote di Giulio II, per imposizione del Pontefice. Successivamente servi di residenza degli ambasciatori spagnoli di Carlo V e di Filippo II, e, attraverso varie successioni passò, poi, ai Doria, che lo trasformarono in una splendida reggia e vi diedero feste sontuose, tra le quali, famosissime quelle in onore della Regina Cristina di Svezia durante il carnevale del 1656.