TRA I PENSIERI

 

La migliore religione è il tormento di chi pensa come Dio sia o non sia. Perché sia Lui l'universo, Lui il pensiero.

Ascoltando Mozart.

Io sono un tormentato e abbrutito dal mondo superficiale che mi circonda. Ascoltando le esibizioni musicali di Mozart il mio spirito si placa e si libera dalle scorie della materia innalzandosi verso il sublime che era di ieri, è di oggi, sarà di domani.

La felicità.

La felicità è un complesso di equilibri che passa tra l'io ed il mondo esterno; è dunque potenzialmente in tutti noi, ma si raggiunge difficilmente, conoscendo prima se stessi, amalgamandosi poi con il mondo che ci circonda.

L'orizzonte dell'uomo.

Lo spazio e l'orizzonte di un uomo può essere piccolo come una casa, una città, una nazione o grande come tutti gli universi. È il suo pensiero che deve essere contenuto entro i limiti delle sue potenzialità.

Vi sono pensieri appena sufficienti per una piccola stanza e pensieri che non possono essere contenuti in tutti gli universi.

La cosa che più mi rattrista è che l'umano pensiero, grande tanto da percepire l'universo, un giorno non sarà più.

Gli uomini che con la poesia, l'arte, la musica posseggono i mezzi per potersi estrinsecare e per poter lasciare alle generazioni future i loro tormenti, le loro gioie, i loro pensieri sono infine dei fortunati ed hanno una vita più lunga degli altri. Ma quanta tristezza per coloro che, avendo fiumi di idee da trasmettere, traboccanti dagli argini, non posseggono i mezzi per poterlo fare.

L'esistenza.

L'esistenza, o meglio la percezione dell'esistenza, presuppone due elementi inscindibili dei quali l'uno non può aversi senza l'altro.

Sono: l'io che percepisce, ovvero l'individuo che con la sua mente e con il suo pensiero riceve l'idea di essere, più la realtà oggettiva dell'esistenza universale.

 

Il concetto di essere risulta quindi dalla unione dell'esistenza cosmica con il pensiero dell'uomo che ne ha la coscienza.

 

L'insetto, il virus, la pianta non sono inseriti nella coscienza dell'essere (pur essendo viventi). Essi sono in quanto è solo l'uomo a percepirne l'esistenza.

L'individuo dunque con il suo pensiero è al centro dell'universo.

Se mancano gli universi non vi è l'individuo e se manca l'individuo non vi sono gli universi. Ne consegue, in campo sociale, che soltanto una unione di individui liberi in una libera società sia la migliore società. Quando un individuo cessa di essere tale per l'abolizione dei suoi diritti, delle sue libertà, del suo libero sviluppo nel coacervo degli altri individui, passa dalla vita dell'homo sapiens a quella del vegetale, schiavo di una astratta società o di un regime che lo annientano come uomo e ne rendono senza scopo l'esistenza.