RICORDO DI PIETRO MASCAGNI

 

"Hanno ammazzato compare Turiddu!". Pochi sanno che il finale dell'opera "Cavalleria Rusticana" di Pietro Mascagni, andata in scena per la prima volta al Teatro Costanzi di Roma il 17 maggio 1890, e che laureò Mascagni grande Maestro d'orchestra e compositore, fu stranamente un'anticipazione della tragedia esistenziale di un uomo che, dopo aver percorso 82 anni di attività musicale, inserendosi nei Grandi del suo tempo, doveva, prima di morire, subire il dolore di vedersi fucilare il figlio prediletto alla fine della guerra del 1945. Mi sembra ancora di rivederlo, vecchio, curvo e stanco rientrare nella sua stanza all'Hotel Plaza a Roma, dove abitava.

Mi voleva bene perché, frequentando mio padre, gli fui a sua volta presentato e gli entrai subito in simpatia. "Somigli a mio figlio - mi disse - e si vede subito che la musica fa vibrare la tua anima ed il tuo corpo. Piangeva quando fu fucilato suo figlio per collaborazionismo avendo egli partecipato ad operazioni militari col governo della Repubblica Sociale Italiana.

Nell'annunciarmi il triste evento mi disse proprio così: "Caro Antonino, hanno ammazzato compare Turiddu!". Aggiunse: "Se non fossi così stanco, vecchio e desideroso di lasciare questo mondo per raggiungere mio figlio, dovrei ancora comporre musica per la tragedia del mio popolo e della mia famiglia, ma desidero andarmene al più presto perché non voglio più vivere. Mio figlio, diceva, non ha avuto alcuna colpa se non di scegliere la fede politica che aveva praticato in tutta la sua breve esistenza e di aver imparato ad onorare e amare la Patria, essere fedele agli ideali, essere eroico, se necessario". Infatti il figlio di Mascagni, il figlio del Grande Maestro musicale che tutta la Nazione ama ed amerà per sempre, morì con grande dignità davanti al plotone d'esecuzione, in silenzio, presente a se stesso, cortese, dicendo soltanto "Viva l'Italia!". Ebbene, quest'uomo, Pietro Mascagni, ha dovuto prima della sua morte assistere a una tale tragedia!

Come non pensare che il finale dell'opera Cavalleria Rusticana, che ogni amante della musica conosce ed ammira, finisce con il lirico e straziante grido "hanno ammazzato compare Turiddu!"?

Hanno ammazzato il figlio di un uomo il cui nome ha dato lustro e lo darà sempre all'Italia.

Pietro Mascagni si è inserito tra gli immortali d'Italia e tra gli immortali della musica e non ha potuto avere in cambio dal suo amato Paese e dal suo popolo un filo di pietà. Povero cuore di Grande vecchio d'Italia!

La sua morte avvenne quando tutta l'Europa era un'unica rovina, quando i prigionieri rientravano laceri e malati, quando tutto il Paese stentava a ritornare a vivere. Pietro Mascagni se ne andò in un tempo simile, ma la sua musica vivrà per sempre e parlerà italiano!

Non ricorderò che era un livornese, non ricorderò le struggenti note della "Cavalleria Rusticana", non ricorderò che ebbe come allievo Zandonai, non ricorderò i tremori del mio corpo quando ascolto le sue opere: "L'amico Fritz", "Le Maschere", presentata simultaneamente in sei diversi teatri italiani nel 1901, "La Parisina", sull'unico libretto d'opera scritto da Gabriele D'Annunzio, "La Lodoletta" (1917), l'operetta "SI", "il piccolo Marat", "il Nerone" (1935), "Vistilia".

Le sue opere furono moltissime, la sua produzione titanica.

Mascagni fu, dalla critica del suo tempo, affiancato ed anche contrapposto a Puccini, forse dotato di un più acceso estro inventivo, collocandosi in posizione antitetica rispetto al musicista lucchese.

La sua Opera "Parisina" fu definita saggio di espressione musicale della poesia italiana.

Dinnanzi ai nuovi e molteplici fermenti che agitavano il mondo della musica, Mascagni si rinchiudeva in un disdegnoso isolamento (con l'eccezione di una cauta apertura al nascente impressionismo musicale, avvertibile in "Iris") e circondava di sarcasmo e di pesante dileggio ogni nuova espressione, coinvolgendo in una sola astiosa condanna le esperienze mitteleuropee, il jazz, il rinnovamento strumentale e neo-madrigalistico degli italiani.

Quando si conosce personalmente un Grande, un Accademico d'Italia (nel 1929 alla Fondazione dell'Accademia d'Italia, fu il primo musicista che ne fece parte, assumendone poi la vicepresidenza) è come avere contratto gli ideali (come per contagio) trasmesso da Lui e che si conservanoi per sempre arricchendo lo spirito e l'amore per le arti. Anche l'ispirazione della mia poesia se ne è avvantaggiata.

Così io ricordo l'Immortale PIETRO MASCAGNI.