IDA

"Dimmi, donde togliesti

Il sottil oro delle tue chiome

Ond'io mirar m'appago?"

Così, acerbo cantor, i primi versi miei

A te io rivolgevo in verde nostra età.

Eri tu giovane, affascinante e bella,

A me sembravi l'irrangiungibil chimera.

Tant'anni d'allora son passati,

Sembra per noi un sol attimo

Di tempo dell'universal quadrante.

Tra le persone tu ti distinguevi

E tra la gente, la tua bellissima figura

Brillava come il sole.

Solenne giuramento mi chiedevi:

Di superare il tempo ed ogni spazio,

Per ricambiar l'amore che mi davi.

Io fui fedele, ed ora a secolo finito,

Con lo stesso ardore e con la stima intatta,

Il mio grande amore ho conservato.

Erano i tempi della fascista guerra,

Morivan le genti, i militi, e gli eroi;

Cadevan le case sotto le crudeli bombe,

Ed in quel tempo terribile e funesto,

Il nostro amor sbocciava.

Che forte legame da quel tempo è nato!

Tanto da farmi intender finalmente

Cosa vuol dir l'antico esortamento

"Erant duo in una carne".

Certo, ti posso dir, mai nella vita

Ho conosciuto una, si come te

Dolce, nobile e gentile,

E mai taluno immaginar potrebbe

Che una tal donna al mondo

Sia esistita.

Ida dolcissima, come l'acqua della fonte pura,

Gentile, come celestial creatura,

Immune dal peccato e dagli umani vizi.

Ora che sei malata così grave,

E sei nel morbo tuo come una bimba,

Se prima del tuo mal

Perdutamente io t'amavo,

Or che ti vedo sofferente e dolce

Non può il cuor mio

L'ingigantito amore contenere:

Vorrei, e non con le parole solo,

Darti in cambio della tua, la vita mia.

Vorrei paralizzare tutte le mie membra,

Rinunciare la vita quotidiana

In cambio d'un improbabil tuo risanamento,

Oppur morir con te, sì dolcemente

Stringendo tra la mia, la tua manina.