Homo Sapiens rivista di filosofia, arte e letteratura


Nota introduttiva

Gian Marco Antignani


"La razza, oggi, è l'autoaffermazione dell'individuo borghese, integrata nel collettivo barbarico. L'armonia sociale, professata un tempo dagli ebrei liberali, doveva essere sperimentata da loro alla fine, sulla propria pelle, come armonia della "comunità popolare". Credevano che fosse l'antisemitismo a deformare un ordine che, in realtà, non può vivere senza deformare l'uomo. La persecuzione degli ebrei, come la persecuzione in generale, era inseparabile da questo ordine. La sua essenza, per quanto possa restare nascosta in determinati periodi, è la violenza che si rivela nel genocidio".

Negli Elementi dell'antisemitismo Horkheimer e Adorno, anno 1947, rintracciavano un movimento dialettico della politica e della ideologia che evidenziava i limiti dell'illuminismo: il ribaltamento della razionalità borghese in sterminio.

Il breve percorso di riflessione dei tre anni di vita della rivista, ha condotto, dunque, verso un punto di fuga concettuale; il progetto iniziale, pubblicato come editoriale nel primo numero, gennaio 1998, conteneva già elementi di una critica che non fosse orientata sul postmoderno, ma che, anzi, potesse ricercare delle centralità, idee forti sia sul piano della critica della conoscenza, sia su quello della critica della storia.

I poli Adorno e Benjamin danno vita ad una tensione ancora oggi attiva e da cui è necessario ripartire: ebraismo e tradizione del pensiero tedesco fino a Marx, Nietzsche e Freud, utopia messianica e materialismo storico, tutto ciò è il campo di questa tensione fondativa del pensiero moderno.

Per la rivista, composta da una diversità di voci e di intenzioni, discutere sulla distruzione dell'uomo compiuta dell'altro uomo, è stato discutere in realtà del luogo in cui le diversità culturali sono azzerate, il luogo dove il discorso della cultura incontra l'evento limite, ciò che distrugge l'origine stessa di ogni discorso, l'umano. Il pensiero, tuttavia, deve scoprire i segreti della macchina che realizza l'orrore nella storia; le tradizioni, le linee culturali, anche se diverse, devono poter dialogare. Scrivere sul genocidio è il punto di partenza per una critica della violenza e del potere, ma è anche il tentativo di ripensare l'utopia.


© 2001, Teseo Editore, Roma



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